L'esperto: «Stanchezza e mente annebbiata, così il virus può lasciare il segno da 12 settimane a sei mesi»

Il dottor Massimo Magi segretario regionale della Fimmg
Il dottor Massimo Magi segretario regionale della Fimmg
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Lunedì 10 Maggio 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 09:53

ANCONA - Massimo Magi, segretario regionale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg), chi contrae il Covid in forme sintomatiche, racconta di strascichi della malattia a lungo termine. In cosa consiste il “long Covid”?
«Il long Covid si divide in due aree di patologia: il Covid prolungato e la sindrome post-Covid. Nel primo caso, il paziente presenta varia sintomatologia: la più comune va dall’astenia alla stanchezza, dalla tosse a sintomi neurologici ed intestinali, fino ai disturbi muscolari e all’inappetenza, che durano dalle quatto alle 12 settimane».

 
La sindrome post Covid, invece? 
«La sintomatologia è analoga, ma supera le 12 settimane, arrivando fino a 6 mesi».

Come intervenite per gestire questa forma prolungata della malattia? 
«Le linee guida che si interessano di gestire questa situazione parlano di una necessità di counseling per il paziente, con contatti frequenti per cercare di capire quali sono le condizioni, e di uso di farmaci aspecifici, perché non ne esistono di specifici per questa fase.

Pariamo di un’area di patologia del tutto nuova, quindi navighiamo a vista».


Che farmaci utilizzate?
«Neurotonici, polivitaminici, se c’è presenza di tosse usiamo mucolitici, e poi va data grande attenzione al supporto di tipo psicologico perché non è escluso che questa situazione abbia componenti di carattere emotivo».


Il long Covid potrebbe portare a stati d’ansia o depressione? 
«Sì, ma si parla addirittura della sensazione, così definita, di “cervello annebbiato”. Ed ancora, difetti della memoria, peggioramento delle situazioni cognitive nei pazienti anziani, polineuropatie. C’è una sintomatologia neurologica importante legata alle conseguenze a lungo termine del Covid. Si può presentare anche l’ipotensione. Poi, c’è pure una percentuale di ipocondria che gioca il suo ruolo, ma in generale la situazione è complessa e rischia di congestionare i sistemi assistenziali».


In che modo monitorate i pazienti? Visite a domicilio o da remoto?
«Entrambe le cose. Seguiamo i pazienti con un monitoraggio puntuale, anche attraverso la telemedicina e schede di raccolta dei dati, o l’uso di app per permettere al paziente di comunicare i propri sintomi ed al medico di valutarli. Come Fimmg stiamo realizzando un portale per consentire ai pazienti di caricare le informazioni sul decorso della malattia, una sorta di “diario del post Covid” che il medico analizza ed in base al quale prende le decisioni più opportune».


Di long Covid si è iniziato a parlare di recente.
«Sì, gli articoli che trattano del post Covid risalgono a marzo-aprile 2021. Ci si sta rendendo conto ora di cosa sia. Soprattutto dalla seconda ondata, è emersa questa consapevolezza della necessità di gestire anche a lungo termine il paziente che è stato affetto da Covid».


Una partita, questa, che si gioca tutta sul territorio.
«Esatto. L’ospedale, da questo punto di vista, non aggiunge nulla in questa fase».


Oltre all’assistenza di prossimità, i medici di base sono impegnati anche nella campagna vaccinale: come procedono le somministrazioni nelle fasce che vi sono state affidate?
«A macchia di leopardo. Ad Ancona, bene o male, i vaccini ci vengono dati e procediamo abbastanza speditamente, anche se non con la potenzialità che potremmo esprimere. Ma a Fermo, Ascoli, San Benedetto e Macerata i medici di base non vengono riforniti, mentre nei centri vaccinali i sieri ci sono: viene il dubbio che qualcuno stia gestendo la campagna vaccinale con una sorta di strabismo assistenziale».

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