ANCONA- Donne che si raccontano e raccontano di una rinascita, di un ritorno alla vita, e questo grazie al lavoro. E’ stato soprattutto un momento di incontro per parlare dell’importanza dell’esperienza vissuta e dell’opportunità offerta a 145 donne colpite da carcinoma mammario che sono state coinvolte in progetti integrati sperimentali mirati al reinserimento nella vita sociale e lavorativa. Oggi in Regione Marche sono stati illustrati i risultati di questa iniziativa, fortemente voluta dall’assessorato al Lavoro e alla Formazione professionale, guidato da Stefano Aguzzi.
I progetti
Questi progetti, finanziati dal Por Marche FSE con una dotazione di risorse pari a € 750.000, sono stati avviati nel 2020 e si sono da poco conclusi.
Un’iniziativa di partenariato pubblico/privato che ha avuto come capofila gli ATI/ATS: Università Politecnica delle Marche, Università degli studi di Camerino, Asur Marche Area Vasta 5 Ascoli Piceno, Università degli studi di Urbino, Asur Marche Area Vasta 2 (Fabriano-Jesi-Senigallia-Ancona). A parlarne erano presenti per i cinque soggetti coinvolti, rispettivamente: professoressa Rossana Berardi della Clinica oncologica UNIVPM; Barbara Re, pro rettrice Unicam Pari opportunità Tutela e garanzia della persona, coordinatrice progetto “Purple”; Margherita Anselmi, referente progetto per lo Iom Ascoli Piceno; Elena Barbieri, professore associato Biologia applicata Uniurb; Giorgio Saitta, presidente Associazione oncologica fabrianese e Rosarita Silva, direttore oncologia Ospedale di Fabriano e coordinatrice scientofica del progetto “Lavorare è vivere è rinascere”.
«Tra le tante attività che ho avuto modo di portare avanti in questi due anni e mezzo di mandato – ha detto Aguzzi - questa è una di quelle più significative e nobili; davvero fondamentale perché non va solo incontro in senso pratico alle esigenze di alcune persone ma c'è in più un'attenzione, un accompagnamento verso un reinserimento vero e proprio nei confronti di chi ha incontrato seri problemi nel suo percorso di vita a causa della malattia. Con questa iniziativa abbiamo voluto riprendere per mano queste donne, riaccompagnarle anche attraverso la formazione, reinserirle per quanto possibile nel mondo del lavoro dove già operavano o quando erano disoccupate, sostenendole per dare loro tutta la forza necessaria per riprendere il normale percorso di vita. Questa misura pilota e innovativa ha avuto l’obiettivo di sperimentare lo sviluppo di attività e servizi in grado di garantire alle destinatarie una migliore gestione della patologia e delle relazioni in ambito familiare, sociale e nel mondo del lavoro, generando un reale impatto positivo nei confronti della vita sociale e lavorativa delle donne con pregresso carcinoma mammario».
I dati e le testimonianze hanno evidenziato che una delle problematiche più sentite dalle donne operate di tumore al seno riguarda il lavoro e che vi è una diffusa esigenza di maggiore informazione sui diritti delle donne che si assentano dal lavoro per l'intervento chirurgico e per le successive terapie.
La testimonianza di Yvonne Pagliari, psicologa del lavoro, è molto chiara e pone molti spunti: «Ho conosciuto questo progetto grazie al Centro per l'impiego di Pesaro e Urbino. Nel momento in cui mi sono ammalata, nel 2018, ho perso il lavoro. Poi ho avuto questa opportunità. Mi sono inserita nel progetto ‘Resistenza dopo la tempesta’ e ora ho trovato un nuovo lavoro. Nel momento in cui una donna incontra questo ostacolo che è la malattia perde ogni sicurezza in se stessa e nell'ambiente che la circonda. Ritrovare un lavoro che sia adeguato ad una nuova donna che sta affrontando un cambiamento e che la faccia sentire realizzata è parte della guarigione. Spesso manca questa sensibilità, cioè la donna malata diventa un peso in ambiente di lavoro, perché non è più produttiva come prima. Combattere contro il cancro necessita di molta forza ma questa forza va spalleggiata».
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