L'uragano Lega nelle Marche sfiora il 38%
Cinque stelle dimezzati, Pd fermo al 22%

L'uragano Lega nelle Marche sfiora il 38% Cinque stelle dimezzati, Pd fermo al 22%
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Martedì 28 Maggio 2019, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 11:08

ANCONA - Molto più che in Italia. Addirittura a due centesimi dalla soglia, lunare, del 38%: l’exploit nazionale della Lega alle Europee consegna alle Marche - come per molte parti d’Italia - lo storico (e scioccante) risultato di un partito di centrodestra in testa alle preferenze regionali. Così si ristrutturano gli scenari in una regione che, abbandonata la tradizione, si conferma molto esposta al trend nazionale e facilmente infiammabile: laddove lo scorso anno c’erano i Cinque stelle (il 35,5% alle Politiche contro il 32% nazionale) e cinque anni fa il Pd di Renzi (45,5% contro il 40,8% nazionale) oggi svetta il Carroccio. Oltre al mood nazionale, i verdi di Salvini beneficiano del leggero calo dell’affluenza e della migrazione di degli scontenti. Buona parte dei quali provenienti dalle legioni del Movimento Cinque Stelle che, nel raggio di dodici mesi, lascia sul campo 170mila elettori. Alla conta per Bruxelles in salsa marchigiana la Lega ne guadagna quasi 140mila: un trionfo a cui manca solo la ciliegina dell’eurodeputato (Lucentini e Bollettini si sgambettano a vicenda, passa la veneta Bonfrisco, sostenuta in parte dal Maceratese). 

 
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È trionfo vero perché la bandiera di via Bellerio sale sui pennoni di comuni simbolo dei partiti tradizionali: dal 43% di Macerata Feltria (patria della Morani) al 33,3 di Offida (il Comune di Agostini), dal 44% di Corinaldo (il paese della strage della Lanterna Azzurra) fino al 51% di Rapagnano (il fortino dell’ex coordinatore forzista e sindaco Ceroni). In tanta tempesta, il secondo elemento chiave è il sostanziale pareggio del Partito Democratico. «Si è invertito un trend - dice il segretario Gostoli - torniamo a crescere, anche se solo di un punto rispetto alle politiche di un anno fa. Siamo sopra la media nazionale al nord e al di sotto nel sud delle Marche». Ma nelle Marche dove il Pd governa è una vittoria dai due volti: annuncia pericoli in vista con le Regionali al 2020. 

Per dirla con Ciccioli, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia: «Il centrodestra unito nelle Marche, con oltre il 49% dei voti alle elezioni europee. L’analisi è impietosa, è scritta sui numeri e non ha bisogno di ragionamenti» argomenta. «Grande soddisfazione anche per il risultato di Fratelli d’Italia - aggiunge Ciccioli - che si consolida nel nostro territorio come secondo partito della coalizione di centrodestra, con un risultato particolarmente eclatante nella provincia di Macerata». Di una cosa però il Pd si rallegra e non è cosa da poco: i suoi voti sono quasi tutti integri. Dalle Politiche 2018 (189mila) alle Regionali 2015 ballano appena 3mila voti. (186mila) mentre domenica i voti sono arrivati a quota 170mila. 

«Bisogna vedere - conclude il segretario regionale Pd - il voto nei Comuni e nelle città: sono le amministrative in un clima politico più difficile di sempre». Il voto di Pesaro - e fino a un certo punto anche quello di Fano - gli darà ragione anche se la Mancinelli tornerà alla carica. 

Ha argomenti concreti: Ancona, seppur di poco, è uno dei centri in cui il Pd resta leader (con Jesi e Urbino) mentre a Pesaro, Falconara e Senigallia sfiora il 30% ma va sotto. Ceriscioli e il suo direttorio però su questo punto hanno già fatto quadrato una volta e promettono di restare tetragoni: avanti così, semmai con maggiore vigore nell’azione regionale.

Aspettando il candidato del centrodestra per il 2020, non c’è male come inizio della lunghissima volata. 

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