Ivan lo Zar in difesa dell’Ucraina: «Sono addolorato, non è questa la Russia che conosco. Quanto sta succedendo è terrificante e ingiustificato»

Zaytsev, campione della Nazionale e della Lube Civitanova, di origini russe, si schiera contro la guerra e pensa ai dissidenti

Ivan Zaytsev
Ivan Zaytsev
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 1 Marzo 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 10:26

«Sono addolorato, non è questa la Russia che conosco io». E poi: «Quello che stanno vivendo i nostri fratelli in Ucraina è terrificante ed ingiustificato». Parole diffuse via social network dallo “Zar”, com’è noto a tutti ormai il campione di volley Ivan Zaytsev, opposto della Nazionale azzurra e della Lube Civitanova, dov’è tornato la scorsa estate dopo i fasti di sette anni prima, quando il club era a Macerata.

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Nato nel 1988 a Spoleto, dove giocava da palleggiatore suo padre Vyacheslav, Zaytsev è stato cittadino russo fino all’età di vent’anni, quando ha ottenuto anche la nazionalità italiana, dopo dieci anni consecutivi trascorsi nel suo Paese d’adozione ponendo le basi da futuro top player della pallavolo.
I legami con la Russia, dove Ivan era tornato a giocare per una stagione nel 2020, in prestito al club siberiano del Kemerovo, sono ancora solidissimi, come testimonia anche il nome, Sasha, scelto per il primo dei tre figli avuti dalla moglie Ashling.

E nella Grande Madre Russia vivono ancora i suoi genitori: papà Vyacheslav (oro a Mosca con l’Urss) stabilmente a Belgorod, a 30 km dal confine con l’Ucraina, la mamma Irina Pozdnjakova, da ragazza campionessa di nuoto dell’Unione sovietica, a fare la spola con l’Italia, dove si trova adesso.


Due medaglie olimpiche
Lo Zar della pallavolo mondiale - medaglia d’argento olimpica a Rio e bronzo a Londra con la Nazionale Azzurra, più una decina di scudetti, Coppe e altri trofei tra Lube, Perugia, Modena e Dinamo Mosca - s’è schierato apertamente sulla drammatica attualità dell’Ucraina attaccata dalla Russia, con un lungo e appassionato messaggio sui suoi profili ufficiali su Facebook e Twitter. Il suo pensiero, accompagnato dall’icona di una bandiera arcobaleno e l’hashtag #stopwar, rimbalza ai quattro angoli del web, apprezzato e rilanciato da circa 30mila like e condivisioni, ormai da domenica pomeriggio. Un inno alla pace comparso sul web mezz’ora prima che lo Zar scendesse in campo a Taranto, per trascinare la Lube con 16 punti personali alla vittoria in Superlega.


Senza se e senza ma
Un intervento senza se e senza ma in difesa del popolo ucraino, ma anche dei tanti russi che la pensano come lui, contrari alla guerra, e trovano il coraggio del dissenso. «Ci sono tantissime persone che non vogliono questo conflitto nella terra che mi ha dato il cognome che porto - scrive Zaytsev nel messaggio -. Sono con loro che hanno il coraggio di protestare, con tutto il popolo ucraino che sta scappando e con coloro che stanno resistendo per proteggere tutto quello che hanno: la loro terra, la loro casa, la loro libertà. L’amore non conosce guerra». 


Cresta e solidarietà
Un post che fa rumore ma non sorprende, visto il profilo umano del personaggio Zaytsev, un omone alto più di due metri, vistoso con la sua capigliatura modellata a cresta, ma protagonista già in passato di iniziative di solidarietà, testimonial e ambasciatore italiano dal marzo 2017 del Programma alimentare mondiale. Parole arrivate con un effetto dirompente anche in Russia, dove lo Zar del volley ha giocato per diverse stagioni ed è ancora molto popolare. Ne ha parlato lo stesso Zaytsev, ospite ieri sera in tv di Lilli Gruber nella trasmissione “Otto e mezzo” su “La7”. «Mi sono sentito in mattinata con mio padre e mi ha detto che le mie dichiarazioni hanno scatenato molte polemiche per questioni di nazionalismo - ha detto Ivan -. Anch’io sono nazionalista e orgoglioso dei miei nonni che hanno combattuto contro il Nazismo, ma credo che questa non sia la guerra dei russi, ma una guerra voluta dal governo per ragioni politiche e ideologiche. Per questo mi sono assunto la responsabilità, come altri sportivi, di fare dichiarazioni molto chiare. A testa alta, senza paura di essere giudicato». Troppo spesso, ha ricordato il campione della Lube, lo sport si è nascosto dietro l’alibi di essere al di fuori della politica. «Nessuno meglio di noi conosce il valore del fairplay, il rispetto delle regole e dell’avversario - ha detto rispondendo a una domanda sulle sanzioni contro Nazionale e club russi -. In una guerra non ci sono mai vincitori e noi sportivi non possiamo voltarci dall’altra parte come se questo non fosse da condannare. Ci segue tanta gente, ci guardano i nostri figli, spesso anche da noi bambini con sangue russo e ucraino giocano insieme. Non voglio che pensino che questa sia la guerra dei loro padri. Devono sapere che è una guerra voluta da un uomo solo al comando».


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