L’infettivologo Tavio: «Era soltanto questione di tempo. La vera partita si gioca in autunno, avanti con i vaccini»

Marcello Tavio
Marcello Tavio
di Martina Marinangeli
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Sabato 26 Giugno 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 15:31

Professor Marcello Tavio, presidente degli infettivologi italiani e primario della divisione di Malattie infettive all’ospedale di Torrette, la variante Delta è stata sequenziata anche nelle Marche: cosa dobbiamo aspettarci? 
«Era solo questione di tempo. Come la variante Alfa (quella inglese) aveva soppiantato in poche settimane il ceppo originario proveniente da Wuhan, così succederà con la variante Delta, che soppianterà la Alfa perché è più infettiva e dunque più capace di contagiare le persone».


Entro quanto succederà? 
«Le autorità si sono sbilanciate a prevedere una prevalenza del 90% della mutazione indiana per agosto/settembre. Se da qui a 6-8 settimane sarà la variante prevalente in tutta Europa, perché le Marche avrebbero dovuto fare eccezione? Si comincia sempre da un caso, poi aumentano. Dobbiamo fare di tutto perché restino casi isolati».
Ora che la situazione del contagio appare più sotto controllo, con pochissimi nuovi positivi registrati, forse è più facile farli rimanere casi isolati.
«Assolutamente sì. Però in autunno, se non avremo la maggior parte delle persone protette, sarà difficile contenerla. È inevitabile che la Delta sostituisca l’Alfa: noi possiamo solo rallentare questo processo e ridurlo al minimo, non lasciando correre il virus che, altrimenti, porterà avanti la variante più vantaggiosa».
Qual è la ricetta per evitare che la variante indiana dilaghi? 
«Vaccinare tutte le persone suscettibili, che permettono al virus di diffondersi facilmente, e completare il ciclo in tempo utile, perché sappiamo che solo il ciclo vaccinale completo protegge da questa variante - come anche dalle altre – in maniera molto buona. Poi ci sono anche i corretti comportamenti da tenere: l’uso della mascherina ed il distanziamento quando siamo nei luoghi chiusi, l’attenzione all’igiene».
Il fatto che dal 28 giugno cadrà l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto comporta dei rischi in più in termini di contagio, alla luce della rilevazione dei due casi di Delta? 
«No. Basta che le persone la indossino nei luoghi chiusi e continuino ad evitare gli assembramenti. Ma ormai sono comportamenti automatici». 
Con tre casi sequenziati all’attivo, cosa si può fare per intercettare tempestivamente gli altri? 
«Come mi ha detto il nostro virologo, il professor Menzo, ora che i casi sono enormemente calati, il sequenziamento virale viene fatto molto spesso, quindi è difficile che scappino. Ma il fatto di sapere con certezza che sta circolando, non fa aumentare le indicazioni per le vaccinazioni o la nostra attenzione ai corretti comportamenti: queste cose dovrebbero esserci già. Ciò che dobbiamo fare è evitare che un grande numero di persone venga infettata con la variante Delta».
Dunque siamo preparati.
«Stiamo già facendo il massimo e dobbiamo continuare a fare il massimo». 
Se, per qualsiasi motivo, non dovessimo riuscire a raggiungere l’immunità di gregge entro l’autunno, cosa rischiamo con una variante così diffusiva? 
«Più che di rischio, parlerei di certezza che le persone non vaccinate o protette da una pregressa infezione, la prendano. Dipende da quante persone suscettibili avremo. La partita si gioca tra l’immunità che riusciremo a raggiungere e le persone ancora suscettibile: se saranno, per esempio, 10 milioni i soggetti ancora pienamente suscettibili, allora avremo la certezza che la variante Delta si diffonderà ampiamente in questa popolazione». 
Per chi invece si è vaccinato o ha gli anticorpi per pregressa infezione, cosa può succedere se la variante indiana dovesse diffondersi con numeri importanti? 
«Le infezioni break-through, ovvero le infezioni di sfondamento, esistono. La possibilità di contagiarsi, ammalarsi e morire c’è anche per le persone che si sono vaccinate, non possiamo nasconderlo. Ma è un rischio estremamente inferiore rispetto a chi non ha ricevuto la profilassi. È un vantaggio per tutti limitare la diffusione della variante Delta».

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