L’avvocato Giulianelli: «Io penso positivo ma la giustizia deve potenziare ruoli e organici. Il carcere? Deve reinserire nel lavoro»

L avvocato Giulianelli: «Io penso positivo ma la giustizia deve potenziare ruoli e organici. Il carcere? Deve reinserire nel lavoro»
L’avvocato Giulianelli: «Io penso positivo ma la giustizia deve potenziare ruoli e organici. Il carcere? Deve reinserire nel lavoro»
5 Minuti di Lettura
Domenica 13 Giugno 2021, 04:10 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 08:13

Avvocato maceratese quasi di lungo corso, Giancarlo Giulianelli è anche da alcuni mesi Garante regionale dei detenuti. Anche lui è tra i marchigiani che il Covid l’hanno vissuto sulla propria pelle, con un ricovero in Pneumologia. Dal virus alla riprogrammazione delle giornate professionali e non solo, di tempo ne è passato. E ora Giulianelli, dall’interno della macchina regionale, vede il domani con uno spirito diverso e con le Marche fuori dalla marginalizzazione decennale. Pensando ovviamente anche al sistema carcerario. 

Femminicidi, ci sono 3,3 milioni per il sostegno ai figli delle vittime dalla Fondazione "Con i bambini"

Avvocato Giulianelli, mai come oggi si parla di futuro essendo stati a lungo bloccati dalla pandemia. Lei ha conosciuto il Covid anche da vicino. Con quali sensazioni?  
«Sono stato fortunato pur nella sfortuna della malattia. Ho avuto sintomi non particolarmente gravi e sono stato ricoverato in un reparto di Pneumologia che ringrazio tutto nella persona del suo direttore medico Francesca Marchesani. Mi fa piacere, da cittadino, aver scoperto un reparto veramente eccellente». 
Avrà anche immaginato, sperato di uscirne fuori. Con quali progetti per il suo futuro? 
«Quando ero ricoverato l’unico progetto che avevo era quello di portare avanti la mia opera da Garante dei detenuti, per due mesi e mezzo non ho messo piede fuori, ho lavorato da remoto anche dal letto di ospedale. Però naturalmente l’obiettivo era quello di tornare al mio ufficio di Ancona».
Le Marche, non soltanto per il Covid, hanno perso in questi ultimi anni appeal e pil. Come si inverte la rotta?
«Per quanto riguarda le Marche dovremmo uscire dalla marginalizzazione cui siamo stati confinati nell’ambito nazionale. Anche nel mio mondo, il Provveditorato dell’amministrazione giudiziaria attualmente accorpa Emilia Romagna e Marche, la prima fa la parte del leone. Siamo marginali nonostante il non piccolo particolare che abbiamo sempre avuto personaggi di rilievo internazionale, dalla cultura anche d’impresa fino alla politica. Abbiamo delle eccellenze anche nel comparto industriale, dovremmo fare affidamento sugli imprenditori che sicuramente sono una forza trainante e sulle politiche regionali del governatore Francesco Acquaroli per dare alle Marche il giusto ruolo». 
Pensare positivo di solito aiuta a vivere meglio, cosa crede serva alle Marche come terapia di urgenza? 
«La realizzazione e il potenziamento di assi autostradali e ferroviari, collegamenti dall’Adriatico al Tirreno Abbiamo un problema fondamentale che è quello dell’entroterra maceratese ed ascolano colpito dal sisma, iniziando da Pieve Torina che è un mio luogo del cuore. Dobbiamo pensare alla ricostruzione e alla rivitalizzazione di quei borghi, ricchi di storia».
Infrastrutture, sostegni alle imprese produttive, reti sociali: quale crede sia la strada da imboccare subito? 
«Le infrastrutture sicuramente, bisogna sviluppare i collegamenti. Si è fatto molto con la Quadrilatero». 
Si guarda al passato anche perchè si dice che l’esperienza aiuti, se non altro a non ripetere gli errori. Quali errori secondo lei vanno evitati? 
« Per riferirmi ai tempi recenti, non sono favorevole agli aiuti a pioggia, tipo il reddito di cittadinanza che lasciano il tempo che trovano. Poi la realizzazione di una rete ferroviaria che ha deturpato la costa, il non aver evitato e erosioni della costa, gli ospedali realizzati nel deserto, reparti ospedalieri doppioni ed inutili a pochi chilometri dall’uno dall’altro invece di avere una sanità capace di rispondere alle esigenze diffuse nel territorio. La sanità è una delle problematiche che la pandemia ha posto in risalto, un problema che sto verificando anche nelle carceri e che ho sottoposto al ministro e alle autorità penitenziarie».
Lei è il Garante regionale dei detenuti. Di recente si è espresso per il potenziamento dell’edilizia carceraria, in particolare nella provincia di Macerata che è sprovvista di istituti di pena. Solo muri o anche potenziamento delle misure alternative? 
«Come per il carcere anche il potenziamento delle misure alternative è una necessità che vedo ma che deve essere risolta dalla politica. Auspico che vengano considerate le ipotesi di riforma indicate dalla commissione Glauco Giostra (già docente di Unimc ora alla Sapienza). Il carcere non è solo misure alternative, dal lato del Garante è garantire i diritti dei detenuti, la giusta pena ma non una seconda pena, non è un aggravamento della pena. Mi sto confrontando con un mondo fondamentale per il carcere che è quello dei volontari. Voglio guardare al fatto che il carcere riesca a formare persone e a creare occasioni di inserimento lavorativo. Stiamo portando avanti processi come l’orto sociale, a Barcaglione anche la produzione di olio e di formaggi che vengono donati alle persone in difficoltà quanto alle eccedenze rispetto al consumo interno: una medaglia alle associazioni di volontariato, alla direzione carceraria e all’agronomo Sandro Marozzi». 
Di professione è avvocato. Cosa pensa sia utile per migliorare la situazione del mondo della giustizia, in giro per l’Italia e nelle Marche? 
«Nelle Marche? Sicuramente potenziare i ruoli organici degli operatori, magistrati compresi. Ho una esperienza legata a una parte della regione, Macerata per esempio necessità di un nuovo palazzo di giustizia. Non sono favorevole ai processi a distanza, venendo dal penale preferisco l’impatto fisico. In generale penso che con la Cartabia possiamo contare su un ministro competente». 
Il futuro? 
«Sono un ottimista storico, il bicchiere è sempre mezzo pieno, penso che la pandemia possa creare tante opportunità e consentire di ricostruire lo Stato. L’uscita dal Covid ci farà vivere un periodo di rinascita sullo stile degli anni Sessanta. Dobbiamo sburocratizzare le procedure amministrative».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA