Interporto pozzo senza fondo: costato 50 milioni, regione Marche pronta a versarne altri 8

Interporto pozzo senza fondo: costato 50 milioni, regione Marche pronta a versarne altri 8
Interporto pozzo senza fondo: costato 50 milioni, regione Marche pronta a versarne altri 8
di Maria Teresa Bianciardi
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Martedì 17 Dicembre 2019, 11:35

ANCONA - È un pozzo senza fondo il cuore della piattaforma logistica delle Marche, che da oltre 40 anni occupa un posto fisso negli incubi dei governatori regionali - ben sei - assieme ai tentativi, mai pienamente realizzati, di far funzionare come si deve una struttura cosiddetta strategica come l’Interporto. Risultato: secondo i conti effettuati dal sindaco di Jesi Massimo Bacci - Comune nel cui territorio insiste l’area - l’infrastruttura avrebbe impegnato in totale 50 milioni di soldi pubblici. 



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Nel 2017 si sono registrate perdite per 5,1 milioni e un debito totale di 10,5 milioni di euro. Dati segnati in rosso nella relazione della Corte dei conti, che ha segnalato un «incremento rilevante della perdita di esercizio». Nel 2018 il bilancio si è chiuso con un più 164mila euro ma con un indebitamento di 11,3 milioni. Un pozzo senza fondo che però si prepara a ricevere dalla Regione Marche altri 8 milioni, sotto forma di aumento di capitale: l’atto verrà discusso e messo ai voti durante il consiglio regionale di lunedì 23 dicembre e andranno a corroborare il quadro economico dell’infrastruttura dopo lo stop all’operazione Asur che di milioni ne valeva 15. 

Il confronto
E sull’Interporto si è concentrata l’attenzione della Lega, con un’interrogazione urgente del capogruppo regionale Sandro Zaffiri, che chiede «Quale piano di risanamento della situazione finanziaria della società Interporto Marche ha predisposto la giunta, in collaborazione con la Svim Spa - socio di maggioranza di controllo - di cui il suo presidente Gianluca Carrabs è anche entrato a far parte del Consiglio di Amministrazione». Le cifre snocciolate da Zaffiri descrivono un quadro debitorio in crescendo: «11.357.893 di debito consolidato e uno potenziale di 15.514.164 euro». Insomma Interporto ha bisogno di ossigeno per cercare di ripartire, proprio come è accaduto ad Aerdorica anche se in maniera esponenziale. La giunta regionale ci ha provato portando avanti per un anno e mezzo il progetto di trasferimento della centrale del 118 assieme al numero unico di emergenza 1-1-2 e alla centrale regionale del farmaco. Un’operazione da 15 milioni di euro ma che all’ente avrebbe fatto risparmiare - stando a quanto ipotizzato dallo stesso Ceriscioli - qualcosa come 30 milioni di euro «da trasformare in servizi per i cittadini». Qualcosa però non è quadrato, visto che l’Asur ha tergiversato parecchio sul contratto preliminare di compravendita degli immobili (palazzina e terreni), fino a fare scadere i termini e persino la proroga. Alla Regione non è rimasto altro che correre ai ripari, spacchettando i tre progetti e partendo, intanto, con il Numero europeo di emergenza: la Svim è stata individuata come soggetto attuatore del servizio e sul piatto adesso c’è una proposta da 7,2 milioni di euro per due anni, prorogabili. Che sia forse la volta buona?

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