Orte-Falconara e uscita dal porto: le infrastrutture marchigiane non saranno completate con il Recovery plan

Il Frecciabianca diretto a Roma alla stazione di Falconara
Il Frecciabianca diretto a Roma alla stazione di Falconara
di Andrea Taffi
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Martedì 9 Marzo 2021, 03:45

ANCONA - Un team di prestigiosi consulenti internazionali, McKinsey in testa, per l’ultima, decisiva stesura del Recovery Plan. Poco più di 40 giorni effettivi prima di consegnare a Bruxelles la lista delle opere. I segnali che arrivano da Roma, dopo mesi di orientamenti ruminati e una bozza del Piano nazionale di ripresas (Pnrr) affiorata intorno al 12 gennaio, lasciano intendere che la lista dei progetti è arrivata al rush decisivo.

Tra chi parla di riscrittura e chi invece, di semplice maquillage si rialzano i timori. Le Marche erano presenti nella bozza del piano circolata il 12 gennaio con due opere: l’ultimo miglio del porto di Ancona e la velocizzazione della Orte-Falconara, la linea ferroviaria risalente al Regno d’Italia e solo in piccola parte ammodernata.


Il ritorno dei timori
I timori si sono rialzati dopo l’intervista di domenica mattina al Messaggero del ministro delle Infrastrutture, Giovannini. Giovannini ha sottolineato come solo le opere cantierabili e rendicontabili entro il 2026 sono “lotti funzionali” al Recovery plan.

Da qui le preoccupazioni delle Marche: le due opere citate hanno dei segmenti con progettazioni complesse pericolosamente in itinere. C’è un qualche tipo di rischio per cui potrebbero uscire dal mazzo? 


Dopo il dossier infrastrutture
Dopo il dossier sullo scandalo delle infrastrutture regionale della scorsa estate (96 pagine sullo stato disastroso delle incompiute), il Corriere torna ad accendere un faro sulla questione e a ribadire quanto la Regione-ente e la regione-corpo politico e civile debbano avere a cuore queste opere. È l’occasione per chiedere un aggiornamento sullo stato dell’arte delle progettazioni. La Regione ha parlato di recente con l’amministratore delegato di Rfi, Vera Fiorani. L’opera si divide in due blocchi: il primo, quello in cui la velocizzazione (treni a 200 chilometri orari) è possibile con il Recovery plan. Riguarda la Falconara-Castelplanio e la Castelplanio-Pm 228 fino a Fabriano. Il secondo, quello in cui si va fuori dal Recovery plan: riguarda i tratti Fabriano-Foligno (1,9 miliardi di spesa stimata) e Foligno-Spoleto (costo sul mezzo miliardo): le progettazioni complesse non consentono di fissare con certezza un arco temporale che finisca la sua parabola per il 2026. Fiorani ha però garantito alla Regione che la presenza del Recovery Plan fungerà da acceleratore sui tratti extra Recovery plan che verranno realizzati con fondi ordinari. Le solite promesse a vuoto oppure gli ingranaggi di un meccanismo che finalmente si mette in moto? Per la cronaca, ieri Rfi non ha risposto ufficialmente ma è opinione diffusa che il piano Next Generation consideri strategiche le opere sostenibili. E lo stato pietoso dei binari per la capitale impone il rinnovamento veloce dell’opera. Ma vigilare dovrà essere molto più che un imperativo da qui alla fine di aprile per evitare sorprese.


L’ultimo miglio
Un discorso analogo può essere fatto quello dell’uscita dal porto di Ancona, intitolata “ultimo miglio” e presente nel Recovery plan al pari di altri scali come Salerno, Venezia, Civitavecchia e Napoli nella sezione 3.2 dedicata all’intermodalità e alla logistica. Una discussione che dura dagli anni Ottanta e che ora potrebbe conoscere la svolta se le premesse gli ultimi mesi giungeranno a compimento. Il problema verte intorno alla bretella che dalla concessionaria Bartoletti (alle porte di Torrette) deve condurre velocemente il traffico pesante verso l’allaccio con la Variante a Barcaglione; un tratto da 3,3 km per un valore compessivo di circa 100 milioni di euro. C’è stata la firma di un protocollo di intesa a febbraio 2017 tra ministero, Regione, Comune, Autorità Portuale Anas e Rfi. 


Il progetto di fattibilità c’è 
Per quanto riguarda la parte Anas, nel 2020 è stato approvato il progetto di fattibilità tecnico economica. Sono state poi eseguite le attività preliminari alla progettazione definitiva che è attualmente in fase di avvio. «Nell’ambito della progettazione definitiva, - continua Anas - che si prevede di completare entro l’anno, saranno svolte le indagini tecniche geologiche, geognostiche e ambientali. Poi sarà la volta delle procedure autorizzative: valutazione di impatto ambientale, conferenza dei servizi, acquisizione pareri. Infine la progettazione esecutiva necessaria per avviare la gara d’appalto per l’affidamento dei lavori». Domanda: sono tempi compatibili sul Recovery plan? Su questo Anas non si esprime: in attesa del Pnrr definitivo per ora l’opera rientra nella parte ordinaria dell’attività. Si accettano scommesse. Tecnicamente quattro anni e mezzo sembrano pochi per un’opera di simile complessità. Anas la garantirà in ogni caso? Questo su cui Regione-ente e Regione-corpo dovranno convergere da subito, altrimenti ne parleremo per altri 40 anni.

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