L’inflazione stravolge il carrello della spesa anche nelle Marche. L’associazione consumatori: mille euro in più a famiglia solo per mangiare

L’inflazione stravolge il carrello della spesa anche nelle Marche. L’associazione consumatori: mille euro in più a famiglia solo per mangiare
L’inflazione stravolge il carrello della spesa anche nelle Marche. L’associazione consumatori: mille euro in più a famiglia solo per mangiare
di Véronique Angeletti
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 15:09

ANCONA Il nuovo consumatore marchigiano circola con la lista della spesa, legge le etichette, apprezza le offerte ma verifica il rapporto qualità-prezzo e, per schivare ogni tentazione, acquista lontano dai pasti. Profiler sono gli scaffalisti e i cassieri. E dai cambiamenti dei consumi e dal carrello (sempre più snello), l’approccio sembra veritiero. «Gli introiti - entra nel merito Roberto Cecconi, consulente della Cooperativa di consumatori di Villa Fastiggi - sono in linea con gli anni precedenti ma il cliente è più attento ed evita gli sprechi. Di conseguenza non cala la frequentazione del punto vendita, non diminuisce la sua fedeltà al prodotto, ma non sovraccarica la dispensa e, quindi, compra di meno». 

 


Il marchio di fiducia


In controtendenza, la fiducia nei prodotti a marchio del distributore: «La linea a marchio Coop - conferma Cecconi - è incrementata del 5%». Come conta il made in Italy. Andrea Alfieri, della jesina Trevalli Cooperlat, 11 cooperative dislocate in 7 regioni, lo dimostra con i latticini. Nel 2022, il mercato dei formaggi freschi ha avuto una lieve flessione dei volumi ma un incremento di valore con l’aumento dei prezzi medi. Salvo il mascarpone (-9,5%), il calo non è significativo: mozzarella vaccina (-1,3%), burrata (-2,9%), ricotta fresca (-4%), crescenze (-2,5%), formaggi freschi spalmabili (-0,9%). Addirittura, ci sono rialzi: mozzarella di bufala (+1,3%) e stracciatella (+ 16,4%). «Questo perché - chiarisce Alfieri - il consumatore si riconosce nella visione di una cooperativa che mette tradizione, territorio, qualità e innovazione».


La stangata


Comunque «se i prezzi dei beni alimentari non si abbassano - interviene Roberta Mangoni, responsabile energia Adiconsum Marche - prevediamo che le famiglie spenderanno solo per mangiare almeno mille euro in più quest’anno». Mangiare e pagare le bollette sono diventate le priorità. «Sono sempre più le persone che si rivolgono ai nostri sportelli (13 in tutte le Marche ndr) per accedere ai bonus o avere assistenza per pagare le bollette. Il peggio, fa notare, è che la soglia di povertà si sta innalzando. Vengono nuclei del ceto medio che, fino ad un anno fa, non avevano problemi ma adesso tariffe più basse o devono rateizzare le somme dovute».

Per la responsabile Adiconsum, la morale dell’inflazione è che gli aumenti alla fin fine ricadono sempre sul consumatore finale. E non sempre basta essere parsimoniosi e cogliere promozioni e offerte.


«Purtroppo - interviene Sandro Assenti, il Presidente di Confesercenti Marche - è una soluzione parziale. L’inflazione erode il potere d’acquisto e, dai dati di aprile, non possiamo abbassare la guardia». Secondo l’Istat, l ‘inflazione è salita il mese scorso di un ulteriore 0,5% su base mensile ed è dell’8,3% su base annua. «L’inflazione - osserva Assenti - sta toccando livelli preoccupanti e intacca la crescita dei consumi e la propensione al risparmio. Secondo le nostre stime, il 2023 si chiuderà con un calo del volume delle vendite del 2,5%, un crollo di cui risentiranno più di tutto le piccole superfici. Il che fa del taglio del cuneo fiscale del Governo nel decreto lavoro, un intervento positivo, a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie ma solo se si tiene sotto controllo l’aumento delle tariffe energetiche. Per questo, come Confesercenti, riteniamo necessaria anche una misura di detassazione dei futuri aumenti contrattuali per andare a sostegno dei consumi e, quindi, dell’occupazione e della crescita del Paese. Così, conclude, si genererebbero 2,9 miliardi di consumi aggiuntivi». Inflazione e salari fermi. Un binomio, insiste Gianluca Busilacchi, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università di Macerata, che va tenuto sotto controllo applicando una migliore politica dei redditi soprattutto nelle Marche. «L’impoverimento delle famiglie - ricorda - è dovuto al fatto che, nel primo trimestre 2023, la crescita dell’inflazione è stata di 7% superiore alla crescita dei salari e ha provocato una diminuzione dei consumi e, per i prossimi mesi, determinerà una crescita molto più bassa del Pil. Ciò in un momento in cui quasi 7 milioni di dipendenti, più del totale, non hanno ancora avuto il rinnovo contrattuale. Occorre, quindi, intervenire per una questione di giustizia sociale soprattutto nella nostra regione». 


I contratti


Spiega che storicamente la contrattazione di secondo livello tende nelle Marche ad essere un po’ più bassa della media nazionale. «Pertanto, se i contratti collettivi nazionali non sono rinnovati e la contrattazione di secondo livello è bassa, significa che se l’Italiano è più povero, il lavoratore marchigiano lo è di più».
 

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