Fabriano, il Far west delle infrastrutture. I treni? Un disastro, senza collegamenti l’economia è al palo

Fabriano, il Far west delle infrastrutture. I treni? Un disastro, senza collegamenti l’economia è al palo
Fabriano, il Far west delle infrastrutture. I treni? Un disastro, senza collegamenti l’economia è al palo
di Marco Antonini
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Domenica 6 Settembre 2020, 08:30

Tra le stazioni ferroviarie dell’entroterra marchigiano, una delle più sofferenti è quella di Fabriano. Da tempo non c’è più la biglietteria ufficiale Trenitalia, ma è stata sostituita da una privata e da alcune macchinette automatiche che non sempre funzionano. I treni sono pochi, soprattutto nel weekend, quando organizzare un viaggio con più coincidenze diventa complicato. Non sono partiti nemmeno i lavori per alzare i marciapiedi in prossimità dei binari, cosa già fatta in molte altre stazioni delle Marche. E non c’è nemmeno l’ascensore per facilitare il raggiungimento dei binari, dal 2 al 5, da parte delle persone diversamente abili. 



 

Piove sul bagnato
L’officina per la manutenzione dei regionali da alcuni anni è stata chiusa e trasferita ad Ancona. Per non parlare del silenzio totale sulle richieste continue del potenziamento della tratta con treni Intercity in direzione Roma. Perchè la stagione di Fabriano è tra quelle che rientrano nel percorso infinito della Orte Falconara. Una tratta di cui abbiamo a lungo parlato, su cui pesa la mancanza del doppio binario per quasi la metà del percorso e la cui arretratezza rende difficili i collegamenti dell’entroterra e nel centro Italia in generale. La ferrovia riveste un ruolo fondamentale per il turismo e il mondo del lavoro. Eppure, parliamoci chiaro: chi investirebbe a Fabriano, (che già nel 1851 aveva più di 35 fabbriche), se dall’aeroporto non c’è un volo per Milano o Roma e per raggiungere la Capitale in treno - con il Regionale servono 3 ore (quindi poco più di 4 da Ancona) - bisogna scendere al binario Est e fare quasi 1 km a piedi per raggiungere l’uscita della stazione Termini? Il raddoppio (costo totale stimato da Palazzo Raffaello oltre 3 miliardi di euro) si completerebbe con il fabbisogno finanziario 2022-2026. Così è stato specificato nel libro dei sogni, il piano infrastrutture Marche che la Regione ha inviato al Ministero. Tra le opere prioritarie per il rilancio economico il primo posto lo occupa proprio il raddoppio della linea Orte-Falconara. E per Fabriano significherebbe ossigeno.

Il pressing
La giunta Regionale sollecita un intervento urgente su alcuni tratti che appaiono di non difficile realizzazione e chiede la nomina di un commissario straordinario per l’attuazione del Piano “Italia-Veloce”. Perché qui di veloce c’è davvero poco o niente. I ritardi sono all’ordine del giorno e succede spesso che un convoglio in avaria arrivi a bloccare tutta la tratta con conseguenze immaginabili.  Un disastro completo. Solo il raddoppio di tutto il percorso permetterebbe una migliore circolazione e risparmio di tempo. La Regione chiede da subito di finanziare la tratta PM 228- Albacina per 77,6 milioni di euro. Eppure di anni, per studiare il raddoppio, ne sono passati tanti (idem di politici, di ogni colore), visto che il primo progetto della linea prese forma nell’allora Stato Pontificio nel 1846 per collegare Roma al porto di Ancona. La Orte-Roma Termini, invece, è stata raddoppiata nel 1890, 130 anni fa. L’ultimo attivato in modalità doppio binario è Castelplanio-Montecarotto, 6 km, nel 2018. 

La mappa dei treni
La linea, vista la sua complessità appenninica, è stata protagonista dell’esperimento di esercizio con l’innovativo Etr401 Fiat/Fs, il capostipite della famosa famiglia dei Pendolini. Alcune curiosità sulla circolazione. Da Ancona il primo regionale veloce parte alle 3,50 del mattino e impiega 3 ore e 50 per arrivare a Termini. I due Intercity (5,47 e 15,55) impiegano lo stesso tempo. Anzi, quello del pomeriggio 5 minuti in più, nonostante il biglietto costi cifre più elevate. Nelle ore 6, 8, 10, 11, 12, 14, 16, 17 non c’è nulla in partenza per la Capitale. L’ultimo treno diretto è quello delle 19,50. Da record la corsa pomeridiana, con tre mezzi in tutto. Parti alle 15,40 e arrivi a Fabriano. Riparti alle 17,22 e, dopo poco meno di un’ora, fai un altro cambio a Foligno. A conti fatti arrivi a Roma alle 20,46. Poco, no? Da Termini, invece il primo treno veloce è quello delle 5,47. Arriva ad Ancona dopo 4 ore.

I tempi morti
Niente nelle ore 6, 8, 11, 14, 19, 20. L’ultimo è alle 21,02, sempre dal lontano binario Est. Ma non è diretto. Fa coincidenza a Foligno ed arriva ad Ancona all’1. L’ultimo, senza cambio, è alle 18,30. Poi nulla. Quello delle 9,28 impiega ben 4 ore e 17 minuti (Roma-Gerusalemme, in aereo, dura 3 ore); il regionale veloce delle 12,02 addirittura 4 ore e 38 minuti. Da segnalare la presenza di un solo Frecciabianca, il Ravenna-Roma, andata e ritorno, che passa via Falconara. Dimostra che è possibile unire più linee e più regioni.
 

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