ANCONA - Chi ha scelto la via del silenzio, chi ha risposto alle domande del giudice, cercando di chiarire i fatti contestati dalla procura. Due strategie difensive diverse per parte degli indagati travolti dalla maxi inchiesta dei carabinieri forestali per chiarire presunte irregolarità sull’affidamento degli appalti relativi ai lavori manutentivi dei corsi d’acqua che scorrono sul territorio regionale. Ad avvalersi della facoltà di non rispondere è stato ieri mattina Euro Lucidi, il funzionario senigalliese dell’ex Genio Civile di Pesaro finito in carcere con l’accusa di corruzione. Difeso dagli avvocati Francesca Petruzzo e Gaetano Papa, il dipendente pubblico ha preferito non parlare davanti al gip Sonia Piermartini, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare.
In tribunale
In tribunale, gli interrogatori si sono tenuti per quattro dei sette imprenditori finiti agli arresti domiciliari. Ieri mattina è toccato a Marco, Simone e Giacomo Mariotti (della Mariotti Costruzioni di Serra de’ Conti), difesi dai legali Roberto Gusmitta e Gabriela Marasca. «Hanno chiarito i fatti, respingono l’impianto accusatorio» ha detto la difesa al termine degli interrogatori, precisando di non aver presentato – almeno per ora – alcuna istanza al Tribunale del Riesame per una revisione della misura cautelare, scattata per tutti e tre per l’accusa di corruzione. Ad annunciare ricorso al Riesame è stato, tramite il difensore Moreno Misiti, l’imprenditore di Castelbellino Enrico Cesaroni, anche lui ai domiciliari per corruzione. «È estraneo alle accuse, è stato chiarito quello che c’era da chiarire» ha detto l’avvocato Misiti all’uscita dalla stanza del tribunale dove si è tenuto l’interrogatorio. Per quanto riguarda la specificità delle accuse, Lucidi - per il gip capace di fare «propaganda di se stesso e dei propri poteri al fine di accordarsi con gli imprenditori» - avrebbe favorito Cesaroni nell’affidamento di un appalto da 80mila euro per la manutenzione del fiume Esino, influenzando altri dipendenti pubblici.
In cambio, questo dice il pm Andrea Laurino, Lucidi avrebbe ricevuto almeno 75 quintali di legna per un valore di poco superiore al migliaio di euro.
La rinuncia
Per favorire gli indagati, Lucidi si sarebbe intromesso nell’appalto per i lavori di manutenzione del Misa, affidati ufficialmente nel novembre 2021 a una cooperativa che però non avrebbe mai presenziato al cantiere, per favorire il lavoro (in realtà avrebbe dovuto prendere un sub-appalto al 50%) alla Mariotti Costruzioni. La prossima settimana gli interrogatori di garanzia dovrebbero tenersi per gli altri imprenditori finiti ai domiciliari: l’aretino Agostino Angeli e Stefano e Matteo Rozzi (Duezeta Costruzioni di Ascoli). Per il primo la misura cautelare è scattata per corruzione, per gli altri due per turbativa d’asta relativa a un affidamento di lavori da 900mila euro per il Tesino.
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