Le ditte dormienti
Le imprese marchigiane in attività sono scese da 145.609 a 140.066. Dal saldo tra nuove aperture e cancellazioni ne mancano all’appello 5.543. E a colpire di più, in questo report, secondo i presidenti di Cna Marche, Paolo Silenzi, e di Confartigianato Marche, Emanuele Pepa, è lo scarto tra le imprese iscritte all’Albo e quelle davvero attive: 157.892, contro 140.066. Significa che quasi 18mila partite Iva, nella nostra regione, sono “dormienti”, ancora registrate ma senza svolgere, probabilmente in attesa che la burrasca passi del tutto.
Sono ormai dieci anni che le imprese marchigiane in attività sono sempre meno. Tra il 2012 e il 2022 se ne sono perse per strada 17.549 pari all’11,1%, con le Marche fanalino di coda tra le Regioni.
L'ottimismo
Come segnale di ottimismo verso il futuro, secondo i dati di Trend Marche, si registra un costante incremento dei ricavi nel 2022 per le imprese artigiane e le piccole e medie imprese rimaste sul mercato. Nel terzo trimestre i ricavi sono aumentati del 20.1% e gli investimenti del 15,9% per cento. In particolare, hanno sottolineato il rettore della Politecnica Gian Luca Gregori e il professore dell’Università di Urbino Ilario Favaretto, «sono state le imprese edili ad aumentare i ricavi del 25,8% sulla spinta del Superbonus e della ricostruzione a fronte del +10,5 per cento delle manifatture e del +8,5 per cento dei servizi». Gli investimenti, in crescita nelle costruzioni e dei servizi, registrano un calo del 35% nel manifatturiero, dove pesano le incognite sui costi energetici e sulla guerra in Ucraina. Vincenzo De Marino, direttore commerciale Retail Emilia Romagna e Marche di Intesa San Paolo, ha ricordato che la banca ha «attivato un piano di interventi per 40 miliardi, di cui 32 per le imprese anche di piccolissime dimensioni».