Addio fiere e buyer: cancellati gli appuntamenti a Mosca e a Kiev, confermato il Micam ma peserà l’assenza dei compratori dall’Est. Ecco i numeri della crisi

Addio fiere e buyer: cancellati gli appuntamenti a Mosca e a Kiev, confermato il Micam ma peserà l’assenza dei compratori dall’Est. Ecco i numeri della crisi
di Massimiliano Viti
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Domenica 6 Marzo 2022, 09:28

ANCONA - Peggio del Covid. L’invasione russa sta schiacciando la scarpa marchigiana. Tempo massimo 2-3 mesi e se non dovesse cambiare nulla, i calzaturifici più esposti nei confronti del mercato russo e ucraino saranno colpiti da una crisi di liquidità letale e prospettive di futuro azzerate. Questo perché il mercato russo è il quarto più importante per la scarpa marchigiana e pesa meno del 10% del totale export. Vale circa 60 milioni di euro a cui si aggiungono i circa 5 milioni dell’Ucraina. Numeri che però fanno delle Marche la regione calzaturiera più esposta d’Italia.

 

Il passato d’oro
Quello russo è stato il mercato dalle uova d’oro per 20 anni: l’immagine simbolo è degli anni ’90 quando le navette piene di clienti russi si fermavano nei vari spacci aziendali per fare incetta di scarpe (che poi rivendevano agli amici una volta rientrati in patria). Ma dal 2014 l’export verso l’Est si è ridimensionato, contribuendo alla crisi della calzatura marchigiana che nel 2021 ha continuato a perdere pezzi. I numeri fanno capire quello che è successo nell’arco di un anno: 114 imprese e 1.269 addetti in meno rispetto al 2020. La fine della pandemia sembrava il preludio di una bella boccata d’ossigeno per l’intero comparto e invece in fondo al tunnel i calzaturifici marchigiani hanno incontrato il ghiaccio russo su cui adesso rischiano di cadere rovinosamente. 


I nodi da sciogliere
Oggi il problema principale non è tanto far arrivare le merci in Russia quanto far arrivare i soldi in Italia.

Gli spedizionieri specializzati nella rotta Marche-Mosca assicurano che tutto sta funzionando regolarmente. Come se nulla stesse accadendo. Nessuna riduzione nelle spedizioni. Questo perché le calzature che stanno partendo in direzione Russia sono state già ordinate e in gran parte pagate. La sopravvivenza delle imprese è minacciata dalla difficoltà, per non dire impossibilità, di far arrivare il denaro dalla Russia in Italia a causa del blocco delle banche russe dal sistema Swift. E senza incassi il cash flow aziendale va in sofferenza mettendo a repentaglio i pagamenti per i fornitori di beni e servizi, con ripercussioni su tutta la filiera. Oltre che sui conti correnti delle imprese esportatrici, le conseguenze della guerra saranno visibili tra una settimana a Milano, dove sono in programma (dal 13 al 15 marzo) la fiera della calzatura Micam e quella della pelletteria Mipel. Potrebbe essere l’ultima per diverse aziende della regione. Dallo scorso gennaio le Marche hanno puntato forte sul Micam. I rappresentanti regionali in seno ad Assocalzaturifici hanno votato favorevolmente al posticipo del salone della calzatura (originariamente in calendario dal 20 al 22 febbraio), sia per trovare una situazione pandemica migliore (obiettivo centrato) e sia per permettere al Governo di rimediare alla stortura che aveva vietato l’ingresso dei buyer russi vaccinati con lo Sputnik al Pitti Firenze (altro obiettivo centrato). Ma l’invasione russa avviata il 24 febbraio ha ribaltato tutto, consegnando alle fiere unite sotto lo slogan #BetterTogether una situazione scomoda. Impensabile, oggi, poter pensare ad un regolare svolgimento della manifestazione fieristica Obuv Mir Koži (in programma a Mosca dal 29 marzo al primo aprile) così come è stata annullata La Moda Italiana @ Kiev, in calendario il 12 e 13 aprile nella capitale ucraina.


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