«Sì al Green pass, anzi no». Il pasticcio del centrodestra per il consiglio regionale: sconfessata la linea pre-ferie. Ecco chi ha fatto dietrofront

«Sì al Green pass, anzi no». Il pasticcio del centrodestra per il consiglio regionale: sconfessata la linea pre-ferie. Ecco chi ha fatto dietrofront
«Sì al Green pass, anzi no». Il pasticcio del centrodestra per il consiglio regionale: sconfessata la linea pre-ferie. Ecco chi ha fatto dietrofront
di Martina Marinangeli
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Venerdì 10 Settembre 2021, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 10:19

ANCONA - Green pass per accedere al Consiglio regionale. Anzi no. Con una giravolta su se stesso, il centrodestra cambia idea e rinvia sine die la decisione sull’esibizione obbligatoria del Certificato verde per l’ingresso in aula, presa alla quasi unanimità nella conferenza dei capigruppo prima delle ferie estive. Un’inversione a U della maggioranza fatta nel giro di poco più di un mese, complici la complessità della materia ed i riposizionamenti sul tema dei vari partiti a livello nazionale. 


 

La prima seduta post ferie
Alla prima seduta post-agostana dell’assemblea legislativa, calendarizzata il 14 settembre, dunque, verrà chiesto il green pass solo agli esterni, compresi gli organi di informazione. Per consiglieri e personale, invece, non sarà necessario esibirlo. Discorso a parte per il bar – adiacente all’aula di Palazzo Leopardi –, dove verrà applicata la normativa statale: per bersi un caffè al bancone non occorrerà il certificato verde, mentre se ci si siede al tavolo sì. Al netto delle declinazioni tecniche – e delle difficoltà che potrebbero emergere nella fase di controllo – il dato sul passo indietro è più politico che altro, ed il Pd sale sulle barricate tacciando la destra nostrana di sudditanza ai diktat dei leader romani. Per capire le dinamiche bisogna riavvolgere il nastro fino all’inizio di agosto quando, durante l’ultima conferenza dei capigruppo prima dello stop estivo, il Pd aveva avanzato la proposta di richiedere il green pass a chiunque accedesse all’aula. In quell’occasione, tutti si erano detti d’accordo, ad eccezione di Giacomo Rossi (Civici), che la riteneva «una misura incompleta e contraddittoria». 


La ratifica dell’ufficio di presidenza
La decisione avrebbe poi dovuto essere ratificata dall’Ufficio di presidenza, che si è riunito per la prima volta dopo le ferie lo scorso martedì. Ed è in questo frangente che viene tirato il freno a mano sul provvedimento: il consigliere segretario Luca Serfilippi, in quota Lega, chiede che la proposta sia di nuovo sottoposta alla conferenza dei capigruppo perché nel frattempo si sono palesati dei ripensamenti e la linea passa a maggioranza, con la contrarietà dei rappresentanti dem Biancani e Vitri.

La conferenza dei capigruppo convocata ad hoc per parlare dell’affaire green pass si è svolta ieri e tutti i gruppi di centrodestra si sono espressi contro. Persino Luca Santarelli di Rinasci Marche ha votato con la maggioranza, lasciando soli a difendere la proposta i compagni di opposizione Pd e M5s. È rimasto super partes il presidente dell’assemblea legislativa Dino Latini (che è anche capogruppo Udc), mentre era assente Marcozzi (che ha comunque condiviso la linea degli alleati).


La posizione del Carroccio
«Abbiamo deciso di aspettare la decisione del governo perché si sta andando in ordine sparso – spiega Serfilippi –. In Ufficio di presidenza ho chiesto che la questione venisse ridiscussa perché, anche confrontandoci all’interno del gruppo della Lega, abbiamo valutato fosse meglio attendere». Posizione in linea con quella del capogruppo di FdI Carlo Ciccioli, secondo cui si tratta di «un tema molto divisivo ed è opportuno uniformarci al comportamento della Camera e del Senato, dove non è previsto l’obbligo di green pass». L’unico del centrodestra a rimanere coerente con la scelta fatta un mese fa è stato Rossi che anche ieri ha votato contro: «ho mantenuto la linea». 


Bordate dalla Ruggeri
Pesanti bordate dal M5s, con la capogruppo Marta Ruggeri che parla di un episodio «pericoloso perché così passa la linea che ogni decisione presa in conferenza dei capigruppo possa essere rivista». Ma le accuse più dure arrivano dal Pd, che schiera anche i parlamentari Alessia Morani e Francesco Verducci per puntare il dito contro la giunta Acquaroli per i «continui ammiccamenti ai no vax». Il gruppo consiliare dem parla di «atto di cinismo inaudito. Per accontentare Salvini e Meloni non esitano a mettere a rischio la salute di consiglieri e dipendenti. Siamo ormai alla completa umiliazione del ruolo dell’Assemblea, ridotta dalla destra a una pura appendice delle segreterie nazionali di Lega e FdI».

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