Frane, smottamenti ed evacuazioni da nord a sud della regione. I sindaci: «Avevamo chiesto fondi, troppo tardi»

Frane e smottamenti da nord a sud della regione. I sindaci: «Avevamo chiesto fondi, troppo tardi»
Frane e smottamenti da nord a sud della regione. I sindaci: «Avevamo chiesto fondi, troppo tardi»
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 19 Maggio 2023, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 19:16

ANCONA Ora che i fiumi sono scesi di livello, e le ultime onde di piena sono arrivate al mare senza traboccare dagli argini, il pericolo può venire da un costone della montagna, da mura storiche malferme, dal crinale di una collina. Ora che non piove più, dopo 48 ore di precipitazioni quasi ininterrotte, con le previsioni meteo che annunciano una tregua del maltempo, sono frane e smottamenti a preoccupare. Dall’Alta Valmarecchia al confine con l’Abruzzo, dalla costa all’entroterra montano, un po’ in tutta la regione si segnalano colate di fango e cedimenti e non si contano più le strade interrotte per terra, acqua e melma sulla carreggiata.

 

Agriturismo evacuato


Tra martedì e la mattinata di ieri le situazioni più critiche si sono registrate in provincia di Fermo per una serie di frane, smottamenti e alberi finiti in strada per il terreno fradicio d’acqua. A Gualdo, nel Maceratese, i vigili del fuoco sono stati impegnati nell’evacuazione di un agriturismo, minacciato da una frana, con massi caduti sulla rete di contenimento. Era successo qualcosa del genere, il giorno prima, a Grottazzolina, provincia di Fermo, dove i vigili del fuoco hanno evacuato cinque famiglie da una palazzina, dopo che da una collinetta dietro l’edificio si era staccata una frana arrivata fino al cortile. Nell’entroterra pesarese alcuni borghi rischiano di rimanere isolati per le strade interrotte da frane e smottamenti. Monte Grimano già l’altro ieri aveva due frazioni tagliate fuori dai collegamenti, mentre a Macerata Feltria un crollo ha interessato le mura medievali, a due passi dalla storica porta d’accesso. Famiglie evacuate anche a Novafeltria, dove dall’altro ieri il sindaco Stefano Zanchini stentava a tenere aggiornata la contabilità delle frane. «Il numero è in continua evoluzione, abbiamo le strade che si stanno muovendo». Perdono pezzi anche i borghi arroccati sui castelli di Jesi, in provincia di Ancona, dove antiche mura si stanno sbriciolando per il terreno gonfiato dalle piogge.

A Serra San Quirico mercoledì è franato un tratto della cinta muraria chiamata zona della Nave, in un angolo del paese disabitato. In Comune temevano che potesse accadere e stavano cercando fondi per mettere in sicurezza le mura del paese. «Volevamo inserire anche quel tratto in un progetto di riqualificazione, partecipando ad un bando della Regione Marche, insieme a tutte le Mura Castellane, ma non abbiamo fatto in tempo», si disperava poco dopo il crollo il sindaco Tommaso Borri.

 
Le transenne


Poco distante, venivano giù 30 metri della storica cinta muraria di Rosora, nonostante il Comune avesse cercato di metterci una toppa puntellando e transennando. Anche qui il Comune aveva chiesto aiuto, presentando al Ministero dell’Interno domanda per l’assegnazione di un contributo di 560mila euro per la messa in sicurezza della cinta muraria in Piazza Antonio Ferri. «Eravamo in attesa della graduatoria», spiega ancora il sindaco Fausto Sassi. Anche più a sud, il territorio risente delle eccezionali precipitazioni, visto che in alcuni comuni è piovuto per quasi 40 ore consecutive. Nel Piceno le frane sono una ventina concentrate soprattutto nella zona dei Sibillini e della Valdaso e su strade secondarie. Nel Maceratese 35 strade hanno subito danni, con frane su 3 provinciali e smottamenti su altre 20. Per fortuna dopo due giorni di piogge insistenti non fa una piega la madre di tutte le frane, quella di Posatora ad Ancona, che 41 anni fa spostò verso il mare interi quartieri, costringendo alla fuga più di mille famiglie. Da allora la frana Barducci è un’osservata speciale, con un sistema di monitoraggio e allerta in tempo reale studiato persino in Norvegia. Con l’allerta meteo arancione diramata lunedì, il Comune di Ancona ha attivato il protocollo di monitoraggio eccezionale per 72 ore, concluso ieri sera. I rilevamenti hanno registrato spostamenti di pochi millimetri a livello superficiale, dovuti solo all’incidenza delle piogge e del vento forte, poi rientrati a livello zero, mentre il monitoraggio di profondità non ha rilevato nessuna variazione.
Passata l’emergenza fiumi, la Regione Marche si concentra sul dissesto idrogeologico. «Da una fase di emergenza passiamo ad una fase di rendicontazione anche se resta alta l’attenzione soprattutto nelle zone più a rischio di smottamenti», spiegava ieri l’assessore regionale alla Protezione civile Stefano Aguzzi. I danni sono ingenti e diffusi, come testimoniano i 400 interventi completati, solo nelle prime 48 ore di emergenza, dai vigili del fuoco, impegnati anche ieri con 150 uomini e 50 mezzi.
 

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