Fondi Ue, che Caporetto: 300 milioni da mettere a terra entro il 2023, le Marche ultime in Italia per la capacità di spesa

Fondi Ue, che Caporetto: 300 milioni da mettere a terra entro il 2023, le Marche ultime in Italia per la capacità di spesa
Fondi Ue, che Caporetto: 300 milioni da mettere a terra entro il 2023, le Marche ultime in Italia per la capacità di spesa
di Martina Marinangeli
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Venerdì 20 Gennaio 2023, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 07:22

ANCONA Le Marche fanalino di coda d’Italia per la capacità di spesa dei fondi Ue per lo sviluppo del territorio. Parliamo in particolare del Por Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) 2014/2020: su una dotazione totale di 585,4 milioni di euro, ne restano ancora da mettere a terra 297,3 entro la fine del 2023, quando si chiuderà questo ciclo di programmazione. Cifre che si traducono in una percentuale di spesa per finanziare i progetti a bando di appena il 49%, la più bassa a livello nazionale anche con un certo margine. Alla penultima posizione c’è infatti la Campania con un comunque più dignitoso 54,44%, che almeno va oltre la metà. L’impietoso dato viene messo nero su bianco dall’Agenzia per la coesione territoriale (vigilata direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei ministri) che ha tracciato un bilancio dei risultati conseguiti al 31 dicembre 2022. 


Il confronto


Una performance decisamente poco brillante per le Marche, che se possono solo sognare il 94,87% della Puglia o il 92,47% del Friuli Venezia Giulia, fanno molto peggio anche rispetto a regioni come Sicilia (55,87%) e Calabria (60,16%). E la questione è diventata oggetto anche di un acceso confronto a Palazzo Leopardi tra l’assessore regionale al Bilancio Goffredo Brandoni e la consigliera dem Manuela Bora. Il titolare della delega ha spiegato il deludente risultato con le risorse aggiuntive per il sisma. Prima che le scosse del 2016 e 2017 sfregiassero i Sibillini, infatti, il plafond del Fesr 2014/2020 per la nostra regione ammontava a 337 milioni di euro. Poi, per contribuire alla ricostruzione dei borghi distrutti ed al rilancio della zona del cratere, l’Ue ha stanziato altri 248 milioni, in dotazione alla Regione dal 2018. «Il confronto con le altre regioni, i cui programmi sono stati avviati con le risorse ordinarie del 2015 - argomenta Brandoni - deve tenere conto del raddoppio delle risorse del Fesr Marche e del ritardato via di una parte consistente del programma».

La replica dell’esponente del Pd, nonché ex assessora della giunta Ceriscioli con delega proprio ai Fondi europei, non si è fatta attendere: «Due anni fa vi avevamo lasciato un programma performante. Tra il 2018 e il 2020 era stato impegnato il 79% delle risorse aggiuntive per il sisma, passando dal 5% del 2018 al 43% nel 2019, al 79% nel 2020. Poi il trend si è fermato: a fine 2021 gli impegni sono aumentati solo del 2%».

L'affondo di Bora

Bora affonda la lama: «Per farci un’idea di quanto avvilente sia la situazione, basti pensare che i pagamenti della Sicilia, rispetto a una spesa programmata di 4.273 milioni di euro (quindi molto di più rispetto ai 585,4 milioni assegnati alle Marche), a dicembre 2022 hanno raggiunto una percentuale del 55,87%». La capacità di mettere a terra le risorse europee va guardata anche in prospettiva: se si fa così tanta difficoltà a spendere 585 milioni di euro, cosa accadrà quando i fondi da gestire (tra Fesr e Fse) supereranno il miliardi di euro con la nuova programmazione 2021/2027? Senza pensare alle risorse del Piano sviluppo rurale e al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per recuperare terreno, Brandoni ha fatto anche sapere che «la Regione ha fissato come termine ultimo per presentare tutti i progetti e le rendicontazioni delle relative spese il 30 giugno 2023. Termine volutamente anticipato rispetto alla data ultima di ammissibilità della spesa per delineare in tempo utile lo scenario e mettere in atto le necessarie contromisure qualora si evidenzi una minore capacità di assorbimento, con possibilità di eventuali riprogrammazioni entro il 30 settembre 2023». Il tempo corre.
 

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