ANCONA - La crociata solitaria delle Marche rischia di schiantarsi contro le tanto odiate barriere antirumore di Rfi. Messa in stand by dalla pandemia, la vicenda che ha visto salire sulle barricate i sindaci di tutti i Comuni costieri della regione nel 2019, torna prepotentemente d’attualità.
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Martedì, infatti, in Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni, le Marche sono state le uniche a votare contro il Piano di Ferrovie per la realizzazione di barriere fonoassorbenti alte fino ad 8 metri. All’ordine del giorno c’era l’elaborazione di un documento scritto, da inoltrare ad Rfi, con il parere dei territori.
Le critiche
Benché anche Puglia ed Emilia Romagna abbiano condiviso le preoccupazioni marchigiane sull’intervento altamente impattante a livello ambientale e paesaggistico, alla fine si sono allineate al resto dello Stivale per il sì. «Il documento – spiega l’assessore all’Ambiente Stefano Aguzzi – esprime parere positivo, ma viene specificato che la decisione non è stata presa all’unanimità, bensì a maggioranza proprio perché le Marche hanno votato contro. Avevo chiesto che, nel dispositivo del parere, come prescrizione richiesta dalle Regioni, fosse inserita la forte raccomandazione alla concertazione degli interventi con ogni territorio, in modo tale da poterli modulare regione per regione. Questo non è stato accettato - la frase è stata messa solo nelle premesse del documento –, perciò ho dato parere negativo».
Una storia infinita
Scoppia il caos
Nei primi 4 anni, per i quali si è raggiunta l’intesa nel 2004, saranno coinvolti 15 Comuni, per un costo totale di circa 394 milioni di euro. Il progetto preliminare era stato mandato a quei 15 Comuni tra aprile e settembre 2006. E allora perché il caos scoppia solo nel 2019? «Il tempo è trascorso aspettando pronunciamenti e prescrizioni da parte degli enti locali, in alcuni casi poco esaustivi, in altri del tutto assenti – faceva notare Rfi all’epoca –. In mancanza di risposte e con l’allungarsi eccessivo dei tempi, siamo stati costretti a procedere con il ministero per indire le Conferenze dei servizi». E proprio in Conferenza dei servizi, il 9 luglio 2019, il Comune di Mondolfo, appoggiato dalla Regione, disse no, annunciando così un effetto domino che avrebbe coinvolto anche gli altri Comuni.
Lo stallo
Il «grande rifiuto delle Marche ha generato una situazione di sostanziale stallo e difficoltà», aveva ammesso l’amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile in un’audizione in Commissione trasporti alla Camera nel luglio 2019, durante la quale aveva proposto di dimezzare l’altezza delle barriere, portandole a 4 metri. Soluzione comunque irricevibile per le Marche, che continueranno a dare battaglia.
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