Con il piano a regime sulla linea adriatica da 200 a 376 convogli ferroviari, in media uno ogni otto minuti ma i merci viaggeranno in gran parte di notte

La stazione ferroviaria di Ancona
La stazione ferroviaria di Ancona
di Maria Teresa Bianciardi
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Venerdì 15 Aprile 2022, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 14:31

ANCONA - Una linea ferroviaria finita al centro di un braccio di ferro politico con i sindaci di Pesaro e Fano da una parte, la Regione e gli altri sindaci della costa dell’altra. Il pomo della discordia si riassume in poche parole: arretramento di tutta la tratta adriatica, diventata la condizione unica per tollerare nelle Marche la moltiplicazione dei treni merci di passaggio sulla ferrovia. Un’idea però che non contempla il progetto già bell’e pronto del Comune di Pesaro, in grado di ottenere 1,2 miliardi di euro dallo Stato e che sposta verso l’entroterra la strada ferrata. E la polemica è servita.

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Ma intanto la Regione ha fatto i conti con i convogli che passeranno lungo la ferrovia adriatica: un centinaio da Taranto, altri 76 da Gioia Tauro, percorrendo la linea da nord a sud.

Uno ogni 8 minuti, dicono gli esperti: ma se consideriamo che i treni merci viaggiano per lo più di notte, diciamo che non è semplice scandire le tempistiche. 

La situazione attuale

Se il ragionamento è valido, non sarà semplice dormire quando si entrerà a pieno regime. Anche perché in questo contesto vanno inseriti anche i convogli dedicati ai passeggeri. Di cosa stiamo parlando? Nella Carta dei servizi 2022 della Direzione regionale Marche Trenitalia si parla di 161 treni al giorno per quasi 19mila passeggeri. Non è specificato nel dettaglio ma andando ad approfondire sembra che una cinquantina siano convogli a lunga percorrenza e gli altri siano invece a carattere regionale. Oltre a questi, passano lungo l’Adriatica 40 treni merci: la prospettiva, dunque, è quella di vedere quadruplicato il traffico su ferro oggettivamente non senza un impatto sul territorio. In totale si passerà da 200 a 376 treni. Il problema di fondo è che mentre Pesaro ha un progetto finanziabile su cui lavorare nei prossimi anni, le Marche sono invece all’anno zero in materia di arretramento. Nel frattempo sono in corso i lavori di velocizzazione della linea fino 200 Km/h con l’inserimento di sistemi per aumentare la capacità di far passare un treno dopo l’altro sulla linea. 

La proposta alternativa

Lorenzo Catraro, esperto di infrastrutture ferroviarie, pone tre quesiti: «Un arretramento come si concilia con la necessità di far rimanere collegate le città e non portare le stazioni fuori dal mondo? Con questi numeri come si concilia la necessità delle manutenzioni ordinarie e straordinarie e quali saranno le ricadute sulla regolarità e puntualità dei treni in uno scenario di questo genere?». Nel corso del suo incarico come esperto in Regione, all’epoca dell’ex governatore Ceriscioli, Catraro aveva già avanzato una soluzione alternativa al libro dei sogni chiamato arretramento. Ovvero realizzando due nuovi all’interno del territorio, lasciando attivi quelli che corrono parallelamente alla costa. 

Cosa accadrebbe 

«I due nuovi binari - spiega - dovranno avere velocità superiore ai 200 Km/h e tre fermate (Pesaro , Ancona, San Benedetto), destinati all’alta velocità, ai treni a lunga percorrenza ed ai merci. Quelli esistenti verranno invece utilizzati per il trasporto pubblico locale e parte per le merci». L’ingegnere torna sull’argomento, evidenziando la necessità che la Regione approvi un documento programmatico in Consiglio vista l’importanza dell’opera. Per il momento tutto è fermo alla polemica politica, mentre ieri il sindaco Ricci durante gli Stati generali sulle infrastrutture convocati a Pesaro, ha ricordato che i suoi uffici hanno lavorato ininterrottamente per due mesi sul progetto che trasformerà l’attuale tracciato in una Green Line. visto che il ministero era deciso a finanziare l’opera di arretramento con 1,2 miliardi sapendo però cosa sarebbe accaduto dall’altra parte. Come si muoveranno le Marche ora che è suonata la sveglia?

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