Femminicidio a Fano, il bimbo di Anastasiia accolto dall'onorevole Carloni: «Di notte chiama la mamma»

L'onorevole Mirco Carloni con la moglie Milena: hanno accolto il bimbo di Anastasiia uccisa a Fano dal marito
L'onorevole Mirco Carloni con la moglie Milena: hanno accolto il bimbo di Anastasiia uccisa a Fano dal marito
di Miléna Bonaparte
4 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Novembre 2022, 04:30 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Onorevole Mirco Carloni, l’omicidio di Anastasiia Alashrj, la mamma ucraina di 23 anni uccisa con tre coltellate sferrate dal marito a Fano, l’ha coinvolta in prima persona visto che la giovane donna lavorava come cameriera nel ristorante suo e di sua sorella Martina.
«Una storia terribile».

 
Ora non c’è solo una madre uccisa, ma anche un bimbo orfano di appena due anni, perché il padre in carcere rischia di perdere la potestà genitoriale. Una doppia disgrazia che acuisce ancora di più il dolore. Come sta il bambino? Cerca la sua mamma?

«Per tutelarlo non potrei dare troppe informazioni, ma lui sta bene.

Già la mattina dopo la sciagura mia moglie ed io lo abbiamo accompagnato all’asilo, dove è stato impegnato nei suoi divertimenti. Naturalmente chiama la madre, soprattutto di notte, come tutti i bimbi così piccini. Noi abbiamo sempre cercato di farlo stare bene. Gioca con mia figlia Ginevra di 8 anni e sorride spesso. È un bambino allegro ed educato».


Lei si è subito adoperato per accogliere il figlio di Anastasiia che, dopo il terribile delitto, è sempre vissuto con la sua famiglia grazie a un affido temporaneo. Come avete gestito questi momenti?


«Tutte le attenzioni sono state concentrate su di lui e, senza lasciarci andare al dolore, siamo tornati a comperare i pannolini che non ci servivano da un bel pezzo e abbiamo tirato fuori dalla soffitta il seggiolone di mia figlia. Poi sono arrivati i vestiti e un lettino regalati dagli amici».


Ora tutto l’impegno deve essere rivolto alla protezione del bambino per tutelare la sua serenità, un compito che non è per niente scontato.

«Non ho mai voluto parlare fino a ora di questa vicenda perché nei primi giorni la notizia ci ha tramortito e serviva lucidità per affrontare il dramma. Ma devo dire che, senza mia moglie e tutta la famiglia, niente sarebbe stato possibile».

Sappiamo che ha incontrato la nonna materna e la zia del piccolo venute dall’Ucraina per riportare il figlio di Anastasiia nel Paese di origine martoriato dalla guerra insieme alla salma della mamma. Cosa vi siete detti?

«Poco, bastavano gli sguardi. In queste traversie servono gesti concreti e poche parole».

Teme che un ritorno nelle città sotto le bombe possa sconvolgere ancora di più la vita del piccolo?


«La nonna e la zia sono la sua famiglia, non potrei sostituirmi a loro. Vorrei aiutarlo di più, magari il bambino potrebbe seguire un percorso con degli psicologi. Deciderà comunque il tribunale dei minori di Ancona».

Le piacerebbe che crescesse in Italia?

«Riteniamo che la nonna sia ciò che di meglio possa avere il bambino. Il nostro affido è stato dettato dalle circostanze oggettive e dalla necessità che il piccolo continuasse a frequentare l’asilo e la sera ritrovasse un clima familiari».

Sarebbe disponibile a prenderlo definitivamente con voi?

«Certamente, ma non abbiamo intenzione di chiedere l’affidamento esclusivo perché riteniamo che sia giusto che lo faccia la nonna».

Quale epilogo si augura per questo terribile femminicidio?

«Anastasiia era davvero una brava ragazza, di cultura e di grande cuore. Infatti il bimbo è stato ben educato. Spero che il marito sia punito duramente per quel lo che ha fatto. Noi faremo la nostra parte in silenzio, come è avvenuto finora. È stato solo un gesto d’amore».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA