Test d’ingresso alla facoltà di Medicina light e addio al quizzone. Il ministero cambia la modalità di selezione dei candidati ai corsi di laurea

Il test di ingresso alla facoltà di Medicina ad Ancona nel 2020
Il test di ingresso alla facoltà di Medicina ad Ancona nel 2020
di Martina Marinangeli
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Giovedì 17 Febbraio 2022, 06:00

ANCONA - Allentare le maglie del test d’ingresso per riuscire a formare un numero maggiore di medici. La carenza cronica di personale sanitario è diventata drammaticamente evidente allo scoppio della pandemia, quando sono stati messi in luce tutti i punti ciechi del settore. Ora si cerca di correre ai ripari con una modifica alla modalità di selezione dei candidati ai corsi di laurea ad accesso programmato, tra i quali Medicina, già a partire dal 2022, ma in modo più deciso dal 2023. 

 
Il documento
Lo prevede la risoluzione approvata dalla Commissione Istruzione della Camera. In base al documento, saranno prese iniziative «per garantire un incremento congruo, pari o superiore al 10% del numero delle ammissioni ai corsi a Medicina». La ministra all’Istruzione Maria Cristina Messa ha specificato che chi si sta preparando per partecipare alle prove nel 2022 non noterà grandi stravolgimenti rispetto al passato: la modalità di esecuzione resta la stessa, con una giornata unica in tutta Italia e con la prova in presenza e su carta, mentre si interverrà sulle tipologie di domande. Meno cultura generale, più materie tecniche».


Le modifiche
«Dal prossimo anno, invece – prosegue nell’excursus la titolare del dicastero –, l’accesso programmato diventa un percorso: il quizzone viene trasformato in un test di orientamento e ingresso che può essere ripetuto». Un modo per ampliare le fila del personale sanitario e, sempre a questo scopo, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ed il consigliere regionale e medico Giorgio Cancellieri, entrambi in quota Lega, hanno dato il via alla battaglia per arrivare all’abolizione del numero chiuso a Medicina.

Una rivoluzione che però rischia di presentare criticità di natura anche strettamente pratica. 


Il nodo
«La necessità del numero chiuso è legata ad una serie di questioni, la più banale delle quali riguarda gli spazi fisici – fa notare il professor Mauro Silvestrini, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università Politecnica delle Marche –: l’abolizione del numero chiuso dovrebbe andare di pari passo con un adeguamento strutturale, così da assicurare a tutti gli studenti la possibilità di essere in aula in presenza. È un po’ difficile da immaginare, anche perché va poi assicurato anche un tirocinio pratico: serve un numero di insegnanti adeguato ed è necessario dare la possibilità di imparare sul campo. La qualità non può essere trascurata a favore della quantità».

Detto questo, il problema resta: «È evidente che il numero di medici - ma in generale di professionisti sanitari – che oggi siamo in grado di produrre è inadeguato – analizza il quadro Silvestrini –. Attraverseremo una fase di criticità nei prossimi anni con i pensionamenti, ma nelle Marche stiamo già lavorando per garantire i fabbisogni. Per quanto riguarda la nostra Facoltà, abbiamo sensibilmente aumentato i posti ed i corsi di laurea». 


Il numero di studenti al corso di laurea in Medicina della Politecnica è passato dai 185 di 5 anni fa, ai 275 di oggi, a cui dal prossimo anno si aggiungeranno i 30 del nuovo corso in Medicina tecnologica che verrà erogato in inglese. «Dunque arriviamo a cifre considerevoli – sottolinea il preside –. Abbiamo inoltre aumentato anche l’offerta per fisioterapisti, logopedisti, terapisti della neuromotricità in età evolutiva».

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