Fabriano piange il "suo" imprenditore e sindaco: «Con Antonio se ne va un altro pezzo di storia»

Fabriano piange il "suo" imprenditore e sindaco: «Con Antonio se ne va un altro pezzo di storia»
Fabriano piange il "suo" imprenditore e sindaco: «Con Antonio se ne va un altro pezzo di storia»
di Marco Antonini
4 Minuti di Lettura
Lunedì 14 Dicembre 2020, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 08:31

FABRIANO - Ha lasciato per sempre la sua città, e questo mondo, nel giorno in cui Fabriano commemora Santa Lucia patrona dei metalmeccanici. Lui, Antonio Merloni, figlio di Aristide, di cui sabato ricorre il 50° della morte - altro ricamo del calendario - in queste ore viene ricordato da tutti per il suo acume imprenditoriale e per la guida sicura che ha dimostrato nei tre mandati da sindaco, dal 1980 al 1995.

L’ex governatore delle Marche, Gian Mario Spacca, anche lui fabrianese, sfoglia la storia: «Una pagina significativa nella vita della nostra città si è completata. Antonio Merloni se ne è andato silenziosamente, lasciandoci il ricordo di una stagione impetuosa di crescita e sviluppo che Fabriano non potrà dimenticare. È stato un imprenditore amico dei suoi operai e un sindaco amico dei suoi concittadini.

Generoso e caparbio, come i figli di questa aspra terra montana». 

La coincidenza

Il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, rimanda alle tute blu. «Merloni si è congedato proprio il giorno di Santa Lucia che a Fabriano per anni ha significato la grande cena organizzata nel capannone di Santa Maria. Sono quelle coincidenze che legano spesso i destini delle persone che nel bene o nel male hanno lasciato un segno». L’ex sindaco, Roberto Sorci, è stato segretario della Dc alla fine degli anni ’80 e poi assessore a Cultura e Patrimonio nella terza giunta Merloni. «Scompare un amico – si commuove - e un altro grande testimone della grandezza industriale e civile della città. Abbiamo fatto politica insieme e abbiamo lavorato tanto. Al di là delle diversità, era un uomo incredibile, generoso. Un grande. Per tanti anni è stato Fabriano. L’amava e tanto. Guai chi gli toccava la città. L’ha difesa in ogni modo. Tutta Italia parlava delle sue cene con 10mila persone il giorno di Santa Lucia: un ricordo indimenticabile di una Fabriano che non c’è più». 
Claudio Biondi, storico esponente della Democrazia Cristiana, ha fatto l’assessore ai Lavori pubblici nei tre mandati da sindaco di Antonio Merloni. «Per me è stato un secondo padre. Ha fatto delle opere pubbliche il suo punto di forza – racconta –. Era attento in modo particolare alla pavimentazione della città, agli impianti sportivi, senza dimenticare la sistemazione del palazzo del Podestà e le strade delle frazioni. Un uomo attaccato a Fabriano, al punto di averci messo anche dei soldi personali per sostenere chi aveva bisogno e le associazioni». La Fondazione Merloni rende omaggio ad Antonio, «sindaco lungimirante». Il vescovo di Fabriano-Matelica, Francesco Massara, esprime «vicinanza alla famiglia». Il presule, un mese fa, lo aveva incontrato, durante la sua malattia. «Prego per lui e i suoi cari». La deputata fabrianese del M5S Patrizia Terzoni: «Uno dei padri dell’industrializzazione della città e della figura del cosiddetto “metalmezzadro” è venuto proprio a mancare nel giorno di Santa Lucia». Al coro di cordoglio partecipa la consigliera regionale della Lega, Chiara Biondi, anche lei fabrianese: «Uno dei più importanti imprenditori italiani, un sindaco di altri tempi, vicino alla sua gente e dalla grande umanità, che ha segnato indelebilmente la storia della nostra città».

Le tavolate

Il circolo cittadino della Lega rimarca come Merloni «aiutava tutti facendo accendere il sorriso sui loro volti». Gli operai, tra i mille aneddoti che s’intrecciano con la trama dell’avventura da imprenditore, non possono non ricordare quelle lunghe passeggiate di Antonio tra le catene di montaggio e quei pranzi o cene, il giorno di Santa Lucia, in cui ci si riuniva nello stabilimento, come una grande famiglia amava fare nei giorni di festa. Una tradizione, di una Fabriano industriale, che non c’è più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA