Emergenza gas, le Marche riattivano le trivelle ma senza nuove perforazioni. Ecco cosa prevede il piano

L’onorevole Patassini (Lega): «Così avremo più riserve per calmierare i prezzi»

Emergenza gas, le Marche riattivano le trivelle ma senza nuove perforazioni. Ecco cosa prevede il piano
di Maria Teresa Bianciardi
3 Minuti di Lettura
Sabato 19 Febbraio 2022, 03:40 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 09:28

ANCONA - Più autorizzazioni all’estrazione di gas naturale nelle Marche ma senza nuove trivellazioni: lo ha ribadito il consiglio dei ministri nel decreto Energia discusso ieri dall’esecutivo e che segue di qualche giorno la pubblicazione del Pitesai, ovvero il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Un Piano che individua le zone dove sarà possibile riavviare prospezioni ed estrazioni di idrocarburi, sospendendo la moratoria del 2019. Cosa significa per la nostra regione? Significa che può ripartire tutto quello che era stato bloccato negli ultimi tre anni con le concessioni già in essere e legate all’estrazione del gas, non del petrolio

 
 

Il bando
Tanto che il Gestore dei servizi energetici (Gse) su direttiva del ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha attivato una manifestazione d’interesse destinata ai titolari di concessioni di coltivazione di gas naturale per aderire alle procedute «comunicando i programmi delle produzioni di gas naturale delle concessioni in essere, per gli anni dal 2022 al 2031 e un elenco di possibili sviluppi, incrementi o ripristini delle produzioni di gas naturale per lo stesso periodo nelle concessioni di cui sono titolari». Una procedura che servirà a garantire la vendita di gas naturale alle imprese a prezzi ragionevoli: ma l’obiettivo finale è quello di portare la capacità di stoccaggio nazionale disponibile al 90% per aumentare la sicurezza delle forniture di gas naturale: la produzione marchigiana, prima della moratoria, poteva contare di 36 piattaforme, 210 pozzi totali e 116 pozzi produttivi.


La produzione
Dal 2010 al 2017 - secondo i dati raccolti in un dossier da Legambiente Marche - le concessioni produttive di gas hanno estratto 13.549 milioni di smc (Standard metro cubo, ossia l’unità di misura utilizzato per il gas). Con l’emendamento Blocca trivelle al Decreto legge Semplificazioni approvato in Senato su pressing del M5S nel 2019 sono stati sospesi nelle Marche 3 permessi di ricerca e 1 istanza di ricerca in terraferma nonché 1 permesso di ricerca, 3 istanze di permesso di ricerca e 1 permesso di prospezione in mare. 


L’interrogazione
L’onorevole Tullio Patassini (Lega) segue da vicino la vicenda che nei mesi scorsi si è sviluppata anche in una interrogazione parlamentare: «Il ministro si era impegnato a varare il Pitesai a gennaio. È slittato di qualche settimana ma adesso abbiamo a disposizione un Piano che ci consentirà di stare più tranquilli con riserve e stoccaggi per arrivare anche a prezzi calmierati nel momento in cui si dovesse verificare una situazione come quella attuale».

Il deputato leghista parafrasando il linguaggio calcistico, parla di «una vittoria uno a zero. Noi avremmo voluto che ripartissero le attività di ricerca su tutto il territorio e per tutti idrocarburi ma dare certezza sull’esistente è già un risultato da non sottovalutare». 


I nodi
A livello nazionale si estraggono 3 miliardi di metri cubi di gas, mentre il fabbisogno nazionale è di 73 miliardi: con il Pitesai, secondo l’onorevole marchigiano «si potrebbe ritornare in un tempo ragionevole alla media storica di 9 miliardi di metri cubi, considerando che in tutti questi anni le aziende non hanno fatto investimenti, vista la situazione di stallo». La questione per Legambiente Marche, invece, è molto diversa come spiega il presidente Marco Ciarulli: «Quella del governo è una scelta anacronistica - spiega -. La soluzione sta innanzitutto nell’efficientamento energetico e nello sviluppo delle fonti rinnovabili. La Regione Marche non stia sviluppando per esempio gli impianti di biometano, gli impianti eolici offshore che potrebbero sostituire le piattaforme dismesse e anche il mini eolico nell’entroterra può essere una risorsa importante così come l’agrivoltaico e le comunità energetiche. È inoltre importante che si proceda al più presto alla semplificazione della normativa per rendere possibile ogni anno l’installazione in Italia di oltre 8 Gw di nuova potenza da fonti rinnovabili». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA