ANCONA Lo tsunami Elly Schlein travolge il Pd delle Marche. Tutti i big del partito, una volta tanto incredibilmente compatti, si erano schierati con Stefano Bonaccini, ma il popolo dei gazebo - che si è espresso domenica alle urne per eleggere il nuovo leader del Nazareno - ha detto no e ha incoronato la prima donna alla guida della segreteria dem nazionale. Un colpo di spugna che ha ribaltato anche il voto dei circoli, da cui il governatore dell’Emilia Romagna era uscito vincitore.
Il segnale
Ma se il risultato del congresso nazionale ha certificato una sconfitta urbi et orbi per i dem marchigiani, quello regionale (celebrato in contemporanea) ha diviso le schiere in vinti e vincitori. C’è infatti chi ha perso due volte, come i sostenitori della candidata Michela Bellomaria, battuta da Chantal Bomprezzi nelle province di Pesaro, Ancona, Fermo e Macerata. E non sono nomi di poco conto: dai sindaci di Pesaro e Ancona Matteo Ricci e Valeria Mancinelli, alla triade che guida l’Ascolano Luciano Agostini, Anna Casini e Augusto Curti, passando per il capogruppo regionale Maurizio Mangialardi. L’asse Pesaro-Ascoli che finora aveva tenuto le redini del partito ha perso la golden share regionale a favore di un nuovo gruppo uscito rafforzato dal congresso e che fa capo al duo Alessia Morani e Antonio Mastovincenzo, primi sponsor di Bomprezzi, all’ex governatore Luca Ceriscioli e al consigliere regionale Romano Carancini. La nuova ripartizione si vedrà plasticamente nell’assemblea regionale, dove 43 esponenti saranno espressione della “mozione Bomprezzi” e 37 di quella targata Bellomaria.
I seggi
Andando ad analizzare i voti nei singoli seggi, si può leggere il peso delle batoste incassate. Se almeno l’Ascolano può portare in dote una mezza vittoria (di Pirro) - è l’unica provincia in cui Bellomaria ha vinto - e Ricci può dire di aver tenuto almeno nella sua Pesaro (su 12 seggi cittadini, 9 si sono schierati con Bellomaria, mentre Bomprezzi si è affermata nella Villa Fastiggi di Ceriscioli), ad Ancona Mancinelli ha ben poco per smussare gli angoli di una sconfitta a 360 gradi.
Le reazioni
Neanche Morani, altra nemica giurata di Ricci, gira il dito nella piaga: «Dobbiamo rimettere insieme un partito per troppi anni gestito in maniera personale». Lo stesso Ricci usa toni distensivi: «Darò il mio contributo per tenere unito il partito. Dividersi sarebbe mortale, basta liti interne». Fin qui, la pax armata del Pesarese. Ma l’appello all’unità corre lungo tutte le federazioni, con la consigliera regionale dell’Ascolano Casini che parla della necessità di una ricostruzione vera del partito («mi auguro che nessuno voglia iniziare solo tinteggiando una casa terremotata») e Mangialardi che osserva come «i nostri avversari siano fuori dal Pd». Che sia davvero la volta buona, per i dem marchigiani, di deporre le armi?
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