I sondaggi spingono Acquaroli candidato del centrodestra. È a +6 su Mangialardi. Bacci e Ciarapica le alternative

Acquaroli, il parlamentare è in pole position per la candidatura alle regionali per il centrodestra
Acquaroli, il parlamentare è in pole position per la candidatura alle regionali per il centrodestra
di Andrea Taffi
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Venerdì 5 Giugno 2020, 04:40
Fumata grigia. Il tavolo nazionale del centrodestra accende e spegne la luce sulle candidature dei territori: risolve il problema Puglia ma lascia aperti quelli di Campania e Marche. Il resto si vedrà nei prossimi giorni. A ora di oggi il candidato resta il deputato di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli che supera anche il secondo scoglio dopo il summit a tre della scorsa settimana. Stavolta non lo dice solo la Meloni: lo sottolineano due sondaggi (riservati) commissionati da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, dopo che al primo incontro Salvini, Meloni e Tajani si erano lasciati, diciamo così, un po’ bruscamente. E, visto che non c’era accordo, era maturata l’idea condivisa di fiutare il vento con un sondaggio. Possibilmente più di uno: per la precisione e per una valutazione ancor più ponderata. 



 

La sostanza delle cose

Con l’occasione sono state testate altre figure insieme all’ex sindaco di Potenza Picena ovvero i due duellanti virtuali (e civici) proposti dal Carroccio: il sindaco di Civitanova, Fabrizio Ciarapica e il sindaco di Jesi, Massimo Bacci. Ciarapica sarebbe nei desiderata di Salvini (con il suo gruppo di imprenditori del maceratese a ruota), Bacci invece sarebbe la scelta di Giorgetti e fortemente voluto da Latini e Marchetti Non ci sono buone notizie per entrambi perché i numeri dicono che, in ogni caso, Acquaroli ha maggiore gradimento. Parliamo di 7/10 punti di differenza sugli altri due: un distacco sostanziale, non una questione di spiccioli.

Il gradimento 
Nelle domande svolte a un campione di circa mille marchigiani Acquaroli è stato monitorato anche nel duello con Maurizio Mangialardi, il candidato ormai ufficiale del centrosinistra. Il parlamentare di Fratelli d’Italia è in vantaggio di sei-sette punti. «Siamo abbastanza in vantaggio» mormorava un parlamentare bene informato ieri da Roma. Quindi bene, ma non benissimo. La scelta va soppesata molto attentamente. Il centrosinistra, come prevedibile, per la buona gestione del lockdown di Ceriscioli, è in rimonta rispetto a febbraio quando Tecnè per Corriere Adriatico registrò una situazione articolatamente negativa tra Pd e cespugli. Sia che ci fossero il governatore Ceriscioli o la sindaca di Ancona, Mancinelli allora teoricamente in lizza anche se poi non è mai scesa in campo. Nel voto di lista la Lega era data al 33,2% (in calo rispetto a dicembre e soprattutto rispetto al clamoroso dato delle Europee, quando Salvini conquistò, anche nelle rosse Marche, il 37,9%), Fratelli d’Italia in crescita fino all’11,8%, più del doppio di quanto ottenuto un anno fa alle Europee (5,8%) e Forza Italia intorno al 4%. Acquaroli in caso di corsa a tre veniva largamente dato per vittorioso 49-33 con Ceriscioli allora in fase calante (grillini al 15%) e 48-37 con la Mancinelli (grillini al 13%). 

Le asperità restano
I due sondaggi tuttavia non hanno spianato le asperità del tavolo di centrodestra nazionale, tanto che se per la Puglia si è scelto di andare avanti con Fitto (sempre secondo i due istituti di ricerca ci sarebbe un testa a testa con il Pd uscente Emiliano), per Marche e Campania ci si è aggiornati a ieri nel primo pomeriggio quando si sperava di poter giocare una sorta di secondo tempo della partita iniziata mercoledì sera. E qualcuno nella Lega ha pensato che - dopo aver perso la Puglia a cui tanto tenevano - forse era il caso di far partire una simil-rappreseglia. «Trattativa saltata» sintetizza il commissario del Carroccio in serata: «Il tavolo non c’è stato».

La trattativa complessa
«È una trattativa complessa – spiega lo stesso parlamentare di area – perché c’è un sistema di pesi e contrappesi che coinvolge anche le scelte sui capoluoghi di provincia in lizza. Ma Acquaroli dovrebbe essere al sicuro». La stessa frase che la Meloni pare abbia sussurrato al suo staff qualche giorno fa: con buona approssimazione probabilmente ci ha preso. 
 
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