Caso Pd, la Mancinelli: «Non mi sono candidata io alla Regione». Zingaretti: «Fiducia a Gostoli, fuori un nome unitario»

Il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti
Il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 19:10 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 11:10
Sul caso delle candidature nelle Marche arriva la nota ufficiale del segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti, che rinnova la fiducia a Giovanni Gostoli e invita al dialogo con il M5S. «Ho sentito il segretario regionale delle Marche Giovanni Gostoli e gli ho dato tutto il mio sostegno nel percorso intrapreso» afferma Zingaretti nella nota. «Preso atto ufficialmente nei giorni scorsi della indisponibilità degli alleati per le primarie, occorre ora lavorare tutti per tenere insieme tutta la coalizione di centrosinistra su un nome unitario e competitivo. Si ragioni quindi con serenità su una rosa di nomi che possa rappresentare la coalizione e che possa dialogare con i 5 stelle. Serve grande senso di responsabilità da parte di tutti per vincere». 

All'ora di pranzo in una diretta Facebook sul caso Marche è intervenuta anche Valeria Mancinelli, sindaca di Ancona, che ha affermato di non essersi candidata alla presidenza della Regione. «Non mi sono mai candidata a niente - ha detto tra l'altro -, a novembre però numerosissimi esponenti del Pd e dell'intera coalizione di centrosinistra mi hanno chiesto se ci fosse una mia disponibilità ad accettare una proposta di candidatura». Mancinelli ci ha riflettuto e ha posto «due-tre condizioni minime che però non si sono verificate». «Da troppo tempo gira il mio nome e gira anche male, il rischio è di apparire anche io attore di un teatrino della politica che francamente non mi appartiene. È il momento di fare chiarezza - ha spiegato -, per i cittadini e per provare a preservare la credibilità della politica, per la quale io mi impegno come sindaco».

«Io non mi sono candidata a nulla e non ho chiesto a nessuno di candidarmi, non mi passava neanche per l'anticamera del cervello». Una volta ricevuta la proposta l'ha valutata a lungo: «il governo della Regione è importante, incide sulla vita dei cittadini».

«Alla fine - ha detto nella dichiarazione social - avevo dato una disponibilità, pensando che le Marche stanno attraversando una fase complicata, difficile anche se con segnali di ripresa interessanti, la crisi forte, il terremoto. È un passaggio complicato, se il sindaco del capoluogo poteva dare una mano, ho pensato che potesse essere una responsabilità da prendersi dopo questa richiesta. Ho dato disponibilità ad accettare la proposta di candidatura» legata a «due-tre condizioni». La prima era che doveva esserci una valutazione concorde «del governatore, del Pd e del centrosinistra» che il presidente uscente «potesse non essere il candidato più forte, autorevole e competitivo». «Se avessero deciso che, per provare ad assicurare il governo delle Marche - ha aggiunto -, era necessario aprire un "secondo tempo" con nuovi giocatori, a quel punto poteva essere spesa la mia disponibilità». La seconda condizione era quella dei tempi, «già strettissimi». Ad oggi, però «nessuna delle condizioni si è verificata»: «il governatore uscente legittimamente, e ce lo dice tutti i giorni, ritiene di essere il candidato più forte, autorevole e competitivo. Il gruppo dirigente del Pd ha finito per condividere questa posizione. Altri, sempre del Pd - ha proseguito il sindaca di Ancona -, hanno ritenuto che fosse necessario aprire una nuova pagina e che fosse preferibile aspettare l'alleanza con M5s e che l'ex rettore di Univpm Sauro Longhi fosse il più competitivo». «Non voglio essere un problema - ha sottolineato -, volevo dare una mano se serve o se gradita o utile».
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