Il presidente visto dalle Marche, Piersanti: «È un miracolo nell’intrigo di assurdità»

Il poeta Umberto Piersanti
Il poeta Umberto Piersanti
di Gianluca Murgia
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Domenica 30 Gennaio 2022, 09:02

Quello che rimane di questi giorni, per il poeta Umberto Piersanti, «è un miracolo nell’intrigo di assurdità». Mattarella «garantisce un alto profilo nella Repubblica e permette la continuità del lavoro di Draghi: la soluzione migliore».

Anche «Draghi al Quirinale mi sarebbe piaciuto ma poi sarebbe stato drammatico sul fronte governo. Credo che nella follia le forze politiche abbiano, alla fine, ragionato». Con un appunto: «Non mi si dica che la Meloni è coerente, lei è coerente quanto abile solo nel negare tutto. Si è ritagliata un posto all’opposizione in un’Italia piena di malpancisti».

Per Mattarella, come Napolitano, un trasloco frettoloso. «A volte c’è un assoluto bisogno di tecnici ai vertici. Ciampi, Monti, Draghi... arrivati in momenti drammatici e non presi in mezzo da giochi di corrente. Lo dico come paradosso: nella Repubblica romana, esempio di democrazia, quando c’era una situazione difficile per sei mesi veniva nominato un dittatore. Fuor di metafora: ci sono momenti in cui i tecnici sono indispensabili, soprattutto in una Italia che nella rissosità politica e faziosità ha radici antichissime. E poi l’attuale classe politica è modesta, miope, senza veri statisti». Al governo serve Draghi. «E Mattarella è una garanzia, non populista e con valori occidentali. Poi, si è consumata una nemesi storica: è stato votato fin dall’inizio dai 5 Stelle che ne avevano chiesto nel 2018 l’impeachment».

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