Le due facce dell’export: metalmeccanica al top e moda sempre più giù. Calzature e pelli, trend negativo per il lockdown

Le due facce dell’export: metalmeccanica al top e moda sempre più giù. Calzature e pelli, trend negativo per il lockdown
Le due facce dell’export: metalmeccanica al top e moda sempre più giù. Calzature e pelli, trend negativo per il lockdown
di Massimiliano Viti
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Domenica 13 Giugno 2021, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 17:31

ANCONA Export marchigiano: la metalmeccanica ride, la moda piange. I dati sulle esportazioni del primo trimestre 2021 diffusi dalla Camera di Commercio hanno visto settori vincenti e perdenti. I primi tre mesi dell’anno rappresentano un periodo troppo breve per elaborare delle previsioni sull’interno anno, ma gli addetti ai lavori ci confermano che lo stesso trend è continuato anche nel secondo trimestre. 

 
L’analisi dettagliata
È il caso della metalmeccanica che con 534 milioni di euro fatturati all’estero (+25,9% sull’analogo periodo di un anno fa) rappresenta il 18,7% del valore totale esportato dalle Marche. «Semplificando possiamo dire che il Covid ci ha dato una spinta perché il mercato è tornato a rivalutare la qualità del prodotto, il servizio, la velocità di consegna e la personalizzazione, tutti elementi che le Pmi marchigiane sono in grado di offrire» commenta David Beleggia, imprenditore della Filtex di Falerone (50 anni di storia l’anno scorso) e presidente della sezione all’interno di Confindustria Centro Adriatico. 


L’esempio aziendale
«Nelle Marche le aziende sono piccole ma offrono una miriade di prodotti» prosegue Filtex che enfatizza due concetti: il primo è che made in Italy non è sinonimo di qualità solo per la moda ma vale anche per la metalmeccanica e altri settori. Il secondo è che, grazie all’innovazione e all’introduzione della robotica nelle fasi di produzione, la metalmeccanica è diventata più appetibile per i giovani rispetto ad un passato in cui ci si sporcava troppo le mani. «Nella mia azienda abbiamo superato i livelli di fatturato del 2019 e ci avviamo a chiudere l’anno con il record storico di vendite. Abbiamo aumentato la forza lavoro di 16 persone negli ultimi mesi e oggi siamo a 38 collaboratori.

Credo che non siamo l’unica azienda del settore ad avere questo andamento» afferma Beleggia secondo cui il trend positivo del settore è proseguito nei messi successivi al primo trimestre ed è destinato a continuare. Purtroppo sembra destinato a proseguire anche il periodo nero della calzatura, il segmento più in crisi del più ampio settore moda che nel primo trimestre 2021 ha fatturato all’estero oltre 454.000 milioni di euro con un arretramento dell’11,3% sullo stesso periodo di un anno fa. La moda genera il 16% del valore totale esportato dalle Marche. Una performance dettata da una dannosa concomitanza di fattori tra globali e locali. Dopo i viaggi, la moda è il settore che ha risentito di più della pandemia a causa dei lockdown e dello smart working, con i consumatori chiusi in casa. 


La crisi
Il Covid ha ulteriormente aggravato la situazione del distretto calzaturiero marchigiano, riconosciuto dallo Stato come area di crisi complessa. La concorrenza asiatica e europea e il crollo dell’export verso la Russia sono stati i fattori dominanti a cui oggi si aggiungono elementi che potrebbero escludere la scarpa marchigiana dalle traiettorie di ripresa, una su tutte il ritardo nella digitalizzazione.

 
Voglia di riscatto
«Non abbiamo alcuna intenzione di abbassare le saracinesche. Siamo consapevoli della nostra qualità, dell’unicità dei prodotti, ma anche del quadro economico che non cambierà a breve» è il grido di battaglia di Valentino Fenni, titolare del calzaturificio Dada di Grottammare e vicepresidente di Assocalzaturifici. La riduzione del costo del lavoro viene considerato un tassello fondamentale per poter agganciare la ripresa. «Il Pnrr è un’opportunità, come la capacità di utilizzare i fondi europei» afferma Fenni che tra le proposte messe in campo cita la creazione di un marketplace territoriale e rivolge un appello ai big del settore che producono nelle Marche per la costituzione di una filiera produttiva.

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