ANCONA Per l’acquisto dei dispositivi medici, la sanità regionale ha sforato i tetti di spesa e, come in un effetto domino, a pagarne le conseguenze saranno le aziende fornitrici. Un cortocircuito di dimensioni nazionali ma che, declinato sulle Marche, parla di un superamento dei limiti di spesa da 292.197.000 euro tra il 2015 ed il 2018 da parte delle quattro aziende ospedaliere (Asur, Azienda ospedaliera regionale di Torrette, Marche Nord ed Inrca). E per ripianare questo sforamento i fornitori dovranno contribuire in quota parte per oltre 130 milioni di euro. Cifre che rischierebbero di far saltare i conti delle aziende.
Il decreto
Alla base del cosiddetto “payback” - meccanismo per cui i fornitori devono contribuire al ripiano degli sforamenti della sanità pubblica - c’è il decreto legge 115/2022 (Aiuti-bis): con l’articolo 18, in particolare, viene dato concretamente avvio al procedimento per certificare lo sfondamento del tetto di spesa previsto per gli acquisti dei dispositivi nel quadriennio 2015-2018. Un’altra accelerata è stata data dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dello scorso 15 settembre del Decreto del Ministero della Salute con cui viene certificato il superamento dei tetti di spesa regionali per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018.
I ricorsi
Al fine di contestare alla radice questa manovra, le aziende del settore stanno impugnando davanti al Tar del Lazio il Decreto Ministeriale di accertamento del superamento dei tetti di spesa da cui parte la ripartizione dei ripiani. Ed i primi ricorsi sono iniziati ad arrivare anche nelle Marche. Bisognerà attendere il pronunciamento della giustizia amministrativa e, intanto, le aziende fornitrici restano con il fiato sospeso.