Di Maio: «Direttivo locale e formazione
o il Movimento diventerà una nicchia»

Di Maio: «Direttivo locale e formazione o il Movimento diventerà una nicchia»
di Andrea Taffi
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Lunedì 8 Luglio 2019, 12:21
ANCONA - «Abbiamo bisogno sia a livello nazionale che a livello locale di staff che si occupino di organizzazione mentre chi è stato eletto pensa ai temi e a governare. O facciamo così o sarà autodistruzione, finiremo in una nicchia al 2%». Il vice presidente del consiglio Luigi Di Maio piomba nelle Marche dopo una giornata da 35 gradi con afa insopportabile e alza ulteriormente la temperatura nell’incontro che affronta dalle 20, al teatro Sperimentale di Ancona, il tema della riorganizzazione con gli attivisti marchigiani. 
Con un’ora di ritardo sulla tabella di marcia per una coda in autostrada, Di Maio arriva e per 40’ tiene tutti con il fiato sospeso. Dettando la nuova linea del Movimento: «Formazione, coinvolgimento di nuove leve e pulizia degli usurpatori». Parole secche, una decisione che sembra arrivare da lontano in un incontro voluto per ascoltare il polso di tutti i territori.
 
Dunque, val bene un’attesa accaldata. Il teatro è quasi pieno, 300 persone, c’è affluenza da tutta la regione. Per quanto la scoppola dell Europee abbia impresso un’accelerazione decisa sul percorso interno di ridiscussione, nelle Marche l’attesa è doppia perché dietro l’angolo c’è l’appuntamento clou per misurare il grip reale dei Cinque Stelle, le Regionali 2020. Giornalisti fuori, fotografi fuori: la liturgia della sacralità si perpetua anche a Borgo Rodi. 
Coordinato dai parlamentari Fede e Romagnoli, l’incontro inizia con l’introduzione proprio di Di Maio che dettaglia il percorso: «Abbiamo un problema: se in una regione come questa, un imprenditore del’energia vuole parlare con il Movimento da chi va? Va da quello che conosce, da qualche parlamentare, poi magari dal sindaco del comune e poi da un consigliere regionale. E poi fa la tara. Ma non esiste una persona legittimata per il Movimento a parlare di questo tema ed è un dramma per noi». Di Maio è lucidissimo: «Non avendo organizzazione nè regionale nè nazionale, così siamo vittime della nostra stessa creazione e facciamo doppio lavoro. In tutto questo tempo, ogni volta che pensavamo di introdurre una minima organizzazione scattavano guerre. Bene, ora si cambia». Come? Ancora Di Maio: «Per la regione tre cardini. Primo, formazione. Eletti e non eletti si devono formare con cadenza mensile con il contributo di chi ne sa più di noi (specialisti, accademici, esperti) sulla vita delle istituzioni, sulle nuove tecnologie. Secondo, coinvolgimento. Se vogliamo avvicinare nuove persone, servono riunioni solo per i nuovi che vogliono avvicinarsi al Movimento, non possiamo lanciarli in corsa nelle riunioni di chi è stato eletto. Questo ragionamento ci può portare all’autodistruzione, il miglior modo di diventare una nicchia che prenderà il 2%. È una questione di numeri: abbiamo preso 11milioni alle Politiche, su Rousseau sono iscritte 100mila persone e poi ci sono 8mila attivisti. Dobbiamo decidere se puntare agli 11 milioni di persone o chiuderci negli 8mila attivisti». E poi il terzo punto: «La pulizia, noi questo Movimento lo alleggeriamo se togliamo gli usurpatori, quelli che sono entrati con troppa arroganza tra noi: nell’ultimo anno sono arrivare 1550 segnalazioni per le espulsioni. Adesso con i nuovi probiviri entro agosto le procedure di allontanamento saranno completate». 
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