Detenuti, l'allarme del garante
sulle carceri marchigiane

Il carcere di Montacuto
Il carcere di Montacuto
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Martedì 23 Giugno 2015, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 16:45
ANCONA - Il garante dei diritti dei detenuti lancia l'allarme per le carceri marchigiane.



L'Ombudsman Italo Tanoni interviene nuovamente sullo stato delle carceri marchigiane, rinnovando al Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria l'appello a intervenire in alcune realtà. Come la casa circondariale di Montacuto, «un tempo gravata da un pesante sovraffollamento, arrivando a ospitare fino a 400 detenuti, e oggi sottoutilizzata con 155 ristretti».



«Nonostante i numerosi appelli al Ministero della Giustizia - spiega Tanoni -, a tutt'oggi sono ancora chiuse due sezioni completamente ristrutturate, ma non ancora consegnate all'amministrazione penitenziaria. Questa situazione nei giorni scorsi si è aggravata per la chiusura di un ulteriore padiglione carcerario, a causa di infiltrazioni d'acqua». Tutto ciò ha reso necessario negli ultimi mesi il trasferimento di detenuti in diverse realtà penitenziarie, «sovraccaricando altri istituti - sottolinea Tanoni - in primis Pesaro-Villa Fastiggi e Ancona-Barcaglione, dove sono stato in visita pochi giorni fa».



Il Garante definisce questa situazione «opposta al nuovo modello di sistema carcerario proposto dal ministro Orlando in occasione degli Stati generali delle carceri, che prevede pene severe per chi si macchia di reati pesanti come omicidio, rapina a mano armata, mafia, e sistema a vigilanza dinamica attenuata per i reati minori». «Questa strategia viene radicalmente modificata - fa notare - quando, per problemi di emergenza come quello della chiusura delle celle di Montacuto, detenuti sottoposti a sistema di alta sorveglianza sono trasferiti in istituzioni penitenziarie come Barcaglione, dove transitano solo i ristretti a fine pena, sottoposti a trattamento attenuato. Il risultato è che oggi a Barcaglione, fiore all'occhiello del sistema di vigilanza dinamica, si trovano ben 126 reclusi, con sovraccarico di impegno per la polizia penitenziaria presente, fortemente sottodimensionata rispetto al modello operativo necessario per soggetti che hanno compiuto reati più gravi».

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