Il vicepresidente Carloni: «A rischio i riscaldamenti già dal prossimo autunno. Seguiamo l’esempio croato. Estraggono con le trivelle, facciamolo anche noi»

Il vicepresidente Carloni: «A rischio i riscaldamenti già dal prossimo autunno. Seguiamo l’esempio croato. Estraggono con le trivelle, facciamolo anche noi»
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Martedì 21 Giugno 2022, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 14:17

ANCONA - «Il rischio che in autunno si profilino problemi sui riscaldamenti esiste ed è reale. Inoltre, a fronte di una carenza del prodotto sul mercato, il costo schizzerà alle stelle. Uno scenario che potrebbe rovinarci». Il quadro tracciato dal vicepresidente della giunta Mirco Carloni, con deleghe alla Produzione ed alla distribuzione dell’energia, lascia poco spazio all’ottimismo.

E dopo l’analisi impietosa, abbozza una ricetta che, a suo avviso, permetterebbe alle Marche e non solo di uscire da questo cul-de-sac. «Si deve assolutamente ripartire con le perforazioni in Adriatico, sfruttando i giacimenti di cui disponiamo: avere una fonte di energia pulita, ma non sfruttarla, secondo me è un errore, soprattutto in questa fase.

Non solo perché non ne beneficiamo, ma anche per il fatto che poi dobbiamo competere con i Paesi, come la Croazia, che hanno quello stesso metano, da noi non utilizzato, a disposizione. Si parla di non rinnovare gli impianti di estrazione, a beneficio dei Paesi frontalieri. Noi non estraiamo un’energia pulita come il metano, ma siamo obbligati a comprare petrolio che arriva da altri Paesi per nave. Anche in un’ottica ecologista, mi pare un’ipocrisia». 


I precedenti
Una visione che resta coerente con il suo voto contrario, nel 2015, al referendum per abrogare i decreti Sblocca Italia e Sviluppo sulle trivellazioni: un voto in solitaria, mentre tutto il resto del Consiglio regionale si esprimeva per il sì, bloccando di fatto le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi. «Come Regione, stiamo facendo pressing in tutte le riunioni per farle ripartire». Nell’analisi del contesto di crisi energetica che stiamo vivendo, Carloni fa notare come «il costo dell’energia sia diventato un handicap per le nostre imprese e le nostre famiglie». Se la politica energetica è un tema di competenza statale e le Marche, da sole, possono fare poco, la Regione sta provando a mettere delle toppe nei segmenti in cui ha qualche voce in capitolo. «Abbiamo fatto una legge sulle comunità energetiche - fa sapere Carloni -, che adesso deve passare per i decreti attuativi, su cui ci confronteremo con le associazioni di categoria. Ma bisognerebbe riuscire ad introdurre qualcosa di innovativo: Enel sta valutando lo sfruttamento di alcune riserve idriche per ottenere energia da fonti naturali. Ma serve di più. Viviamo un momento in cui il costo dell’energia rischia di compromettere la nostra capacità di tenere vivo il tessuto produttivo - l’osservazione del vicepresidente -. Per le rinnovabili ci vogliono anni, e comunque non rispondono ai quantitativi necessari». 


Le fonti rinnovabili
Tanto più che, per l’obiettivo relativo alle rinnovabili dettato dalla Commissione europea – 40% dei consumi finali entro il 2030 – le Marche sono al 17% (in linea con il dato nazionale, ma comunque molto indietro) e scontano una dipendenza energetica al 68%. Inoltre, nel Piano energetico ambientale regionale, in fase di aggiornamento, si evidenzia come l’inefficienza della rete elettrica marchigiana faccia perdere circa il 15% dell’energia rinnovabile prodotta. «Nel tempo, la tecnologia si è evoluta ed il rischio di impatto ambientale è molto più alto nel caso di una nave piena di petrolio che si avvicina alle coste, rispetto all’estrazione in mare di un gas naturale - fa notare Carloni -. In nome di un ecologismo talvolta solo di facciata, si rischiano distorsioni»
m. m.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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