Varianti, 32 positivi anche dopo la prima dose di vaccino. Prevale quella inglese, guardia alta per la mutazione indiana

Varianti, 32 i positivi dopo la prima dose di vaccino. Prevale quella inglese, guardia alta per la mutazione indiana
Varianti, 32 i positivi dopo la prima dose di vaccino. Prevale quella inglese, guardia alta per la mutazione indiana
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 16 Giugno 2021, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 09:46

ANCONA La variante indiana, identificata come Delta, sta correndo lungo lo Stivale ma ad oggi, nelle Marche, non sono stati riscontrati casi. Una buona notizia, anche se il fatto che la mutazione stia già circolando in Lazio ed in Emilia Romagna fa restare alto il livello di guardia. Questa evoluzione del Covid originario si presenta come più diffusiva e più difficile da neutralizzare, e ciò la rende temibile, ma vaccinando il maggior numero di persone possibile nel più breve tempo possibile, potremmo evitare un’ondata devastante come lo sono state le precedenti. 


 

La circolazione
È ancora fresco il ricordo dello tsunami che fu, in particolare per la provincia di Ancona, la diffusione della variante inglese, che tra febbraio e marzo fece impennare i casi positivi e, a cascata, portò gli ospedali ad un passo dal collasso.

A tutt’oggi, è la mutazione nettamente più presente nelle Marche, benché altre si siano affacciate all’interno dei confini regionali. Per capire quali varianti stiano circolando nel nostro territorio, ed in che quantità, vengono eseguite delle analisi a campione e, in 32 casi, sono state rilevate in persone che avevano ricevuto la prima dose di vaccino. Un dato che non deve sorprendere perché i sieri hanno il compito di evitare l’insorgenza delle forme gravi della malattia, ma l’infezione può comunque essere contratta. Da marzo ad oggi, secondo i dati incasellati dagli uffici regionali, sono stati 1163 i casi di variante inglese riscontrati, di cui 29 nella prima settimana di giugno. Tra questi, cinque sono stati individuati ad Ancona, quattro ad Osimo, tre a Fano e due a Castelfidardo. Segue a distanza, con 69 casi, la brasiliana, che per un periodo si era costruita una propria nicchia nella provincia di Pesaro Urbino, ma nelle ultime settimane è stata osservata anche nel sud della regione. La sua capacità di diffondersi, però, è nettamente inferiore a quella della variante inglese, come dimostrano plasticamente i numeri. Nella prima settimana di giugno, tuttavia, i casi rilevati sono stati sei, dato non indifferente considerando il totale. 


La comparsa
Più residuale la presenza delle altre mutazioni, che cionondimeno hanno fatto la loro comparsa nelle Marche. Parliamo per esempio della temibile variante Sudafricana, tra le più refrattarie al vaccino: in questo caso, sono stati appena tre i soggetti risultati positivi e la speranza è che il dato resti circoscritto a questi numeri. Ci sono stati poi otto casi di variante nigeriana a quattro di variante newyorkese, che però, almeno finora, non si sono dimostrate particolarmente diffusive. Passando dal quadro geografico a quello temporale, la presenza di varianti si è fatta sentire in particolare nei mesi di marzo ed aprile, come è ovvio che sia: è stato infatti quello il periodo di massimo picco del Covid e, per la legge dei grandi numeri, anche i casi di mutazioni sono aumentati. Con una curva epidemiologica in flessione, invece, la situazione tende a cristallizzarsi. Il giorno nero delle varianti è stato il 2 aprile, quando furono rilevati ben 160 casi di soggetti positivi affetti da una delle mutazioni di Sars-Cov-2. Ma nello stesso mese, vennero registrati anche 130 casi il 16 e 122 il 10. A marzo, l’acme è stato raggiunto con i 105 casi di varianti individuati il 19, mentre a maggio la situazione era già rientrata nel canone, con la giornata peggiore – il 24 maggio – che ne contava appena 52. Trend in calo che sta proseguendo anche nel mese in corso: finora il dato più alto lo si è registrato il 9 giugno, quando i casi di mutazioni rilevati sono stati 48.

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