Il presidente Acquaroli: «Le Marche avevano le carte per restare gialle». Lo scontro con Boccia durante l'incontro Stato-Regioni

Il presidente Acquaroli: «Le Marche avevano le carte per restare gialle». Lo scontro con Boccia durante l'incontro Stato-Regioni
di Maria Teresa Bianciardi
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Venerdì 15 Gennaio 2021, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 09:02

ANCONA - Con la curva dei contagi in diminuzione e un indice di contagio (Rt) a 0,97, il governatore Francesco Acquaroli sperava che le Marche restassero in zona gialla. E si è fatto sentire anche durante il confronto Stato-Regioni di ieri mattina, con il ministro Boccia. «La risposta è stata che c’è preoccupazione per la terza ondata e quindi è necessario giocare d’anticipo. Lo ammetto, sono amareggiato». Ma i toni si solo alzati quando il governo ha manifestato la volontà di effettuare un giro di vite sul servizio d’asporto dei bar - fino ad oggi possibile entro le 22 - ipotizzando una chiusura alle 18 in contemporanea con i locali.


Le critiche
«Temiamo gli assembramenti», ha ribadito Boccia, ma il presidente marchigiano ha cercato di fare muro, assieme molti altri colleghi: «Forte è la preoccupazione riguardo questo divieto di asporto per i bar dopo le ore 18, che non porterebbe vantaggi significativi sul piano della prevenzione sanitaria e al contrario rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori, in particolare ai danni di categorie già fortemente colpite dalle restrizioni in queste settimane». Niente da fare. La norma è stata confermata nella bozza del Dpcm che è stata portata in Consiglio dei ministri ieri sera. Assieme a questa la decisione di mantenere chiusi fino al 15 febbraio gli impianti da sci, le palestre e le piscine, e di aprire i musei nelle regioni in zona gialla. 


Il calendario
Tutte le nuove norme saranno in vigore da domani al 5 marzo (a parte lo spostamento fra le regioni che per ora è confermato solo fino al 15 febbraio), mentre oggi ci sarà la pubblicazione del nuovo monitoraggio: in base ai dati, il ministero della Salute stabilirà, con una ordinanza, i «colori» delle regioni.

Il ministro ha confermato che «lo stato di emergenza sarà prorogato al 30 aprile» ribadendo che «le soglie di accesso Rt scendono a 1 per arancione e a 1,25 per rossa. Ma si va in arancione anche semplicemente con rischio alto sulla base dei 21 criteri». E questo sarebbe il motivo per cui le Marche, al di là dell’Rt, finiranno in zona arancione. Pesano infatti i tre focolai negli ospedali di Urbino, Fermo e Macerata, i ricoveri che faticano a scendere e «quaranta ricoveri nelle strutture sanitarie per problemi extra Covid ma che sono positivi asintomatici», sottolinea il presidente Acquaroli.


La nuova mappa
Insomma in base all’ultimo monitoraggio, con le modifiche introdotte dal decreto, solo 6 regioni rimarrebbero gialle: Abruzzo, Basilicata, Campania, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta. Tutte le altre - Marche comprese - rischiano l’arancione, con la Lombardia e la Sicilia molto probabilmente in zona rossa. Con il decreto invece viene infatti introdotta la zona bianca, in cui le uniche restrizioni sono il distanziamento e l’uso della mascherina. Ma i parametri per entrarci - 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio basso - fanno sì che ci vorranno mesi prima che una regione possa trovarcisi. Nessun passo indietro con il rinnovo di tutte le misure già in vigore, a partire dal coprifuoco dalle 22 alle 5, le scuole superiori in didattica a distanza al 50% (ma le Marche hanno rinviato la questione al primo febbraio con una ordinanza del governatore, ndr) e l’inasprimento delle soglie per accedere alle zone con restrizioni, introdotte con il decreto approvato mercoledì. Tutto per evitare che anche l’Italia finisca nella stessa situazione di Gran Bretagna e Germania, costringendo il governo all’unica soluzione possibile in quel caso: un nuovo lockdown nazionale.

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