Siamo zona gialla, invece no: arancioni. Acquaroli: «Incredibile, ma se promuovono l’Emilia stavolta faccio ricorso al Tar»

Siamo zona gialla, invece no: arancioni. Acquaroli: «Incredibile, ma se promuovono l’Emilia stavolta faccio ricorso al Tar»
di Maria Teresa Bianciardi
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Venerdì 29 Gennaio 2021, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 08:19

ANCONA - La beffa delle beffe ha le ore contate. Oggi infatti il ministro Speranza chiarirà se le Marche sono riuscite ad ottenere il pass per tornare in zona gialla oppure - come purtroppo sembra certo - resteranno in arancione un’altra settimana, cioè fino a domenica 7 febbraio.

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E difronte a questo esito delle lotteria settimanale dei colori le Marche si stanno guardando intorno perché potrebbero esserci regioni che con parametri contestabili, invece, rientrano in zona gialla.

Come l’Emilia, ad esempio. Su questo le Marche sarebbero intenzionate a valutare il ricorso al Tar. Ma andiamo con ordine su una giornata campale che ha visto le speranze di tornare in zona gialla per la nostra regione sgonfiarsi dopo il cambio di rotta in mattinata al ministero.


L’incubo per le attività
Un incubo per le attività economiche costrette a chiudere i battenti e a giocarsi sul futuro, sperando solo nell’asporto e nelle consegne a domicilio. Il governatore Francesco Acquaroli è lapidario: «Una situazione inspiegabile, ma per quanto ho potuto capire nelle ultime ore temo che la regione dovrà subire un’altra settimana di restrizioni». A meno che oggi il governo recepisca le proteste delle istituzioni e decida di rivedere il metodo con cui vengono conteggiate le due settimane nel limbo della zona color arancio. Utopia.


La delusione 
«L’amarezza è che da una settimana all’altra siamo riusciti a migliorare ancora l’indice di contagio, arrivato a 0.88, e anche la pressione delle terapie intensive è migliorata sensibilmente. Nelle Marche i contagi sono sostanzialmente sotto controllo con i tamponi che vengono effettuati ogni giorno e lo screening di massa che ci ha consentito di rilevare migliaia di positivi asintomatici. Ci meritiamo la zona gialla da subito». Invece, se le indiscrezioni saranno confermate, le Marche resteranno ancora in arancione a causa dei conteggi effettuati a livello ministeriale. La questione è questa: il Dpcm prevede testualmente che «la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinato le misure restrittive, comporta la nuova classificazione». 


Il calcolo
Ma il ministero ha sempre fatto decorrere i 14 giorni dalla prima certificazione di uno stato inferiore a quello che ha portato alla ordinanza restrittiva, quindi secondo Roma le Marche dovrebbero restare un’altra settimana in arancione visto che la valutazione di rischio medio è stata ufficializzata venerdì scorso (sebbene si riferisse ai sette giorni precedenti). 
Tra le 14 regioni attualmente in fascia arancione, almeno 9 hanno dati che le collocano in fascia gialla: oltre alle Marche con un Rt 0.88, ci sono Abruzzo (con Rt a 0,81 e rischio basso), Calabria, Emilia Romagna (con Rt attorno a 0,7), Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio (Rt 0,73), Piemonte e Veneto (Rt 0,62). Proprio sull’Emilia si sono addensate le ire del governatore. La regione governata dal Pd il 15 gennaio aveva un Rt a quota 1,12 e Acquaroli si chiede: «Come mai noi dobbiamo fare tre settimane di zona arancione mentre la regione di Bonaccini potrebbe cavarsela solo con due? Se davvero così fosse c’è qualcosa che non torna. E se davvero questo fosse l’esito non esiterò a fare ricorso al Tar. Adesso basta, la legge deve essere uguale per tutti». Il governatore nelle scorse ore ha anche inviato un dossier al ministero e all’Iss per descrivere nel dettaglio l’andamento della pandemia in regione che sull’economia «ha effetti devastanti». La richiesta sul tavolo era quella di prevedere una zona gialla rafforzata, con ordinanze restrittive da attuare nel weekend per scongiurare gli assembramenti e le occasioni di contagio. «Da Roma però nessuna risposta mentre per la prima volta oggi ho raccolto la preoccupazione e lo sfogo di rappresentanti di categoria che fino ad ora hanno sempre cercato di mantenere la calma di fronte ad un’emergenza pandemica di queste dimensioni. Senza adeguati ristori e interventi mirati, le Marche pagheranno caro il prezzo del Covid». 

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