Il virologo Menzo: «La variante indiana ce l’aspettiamo, è già arrivata nelle regioni confinanti. Solo i vaccini ci mettono in sicurezza»

Il virologo Menzo: «La variante indiana ce l aspettiamo, è già arrivata nelle regioni confinanti. Solo i vaccini ci mettono in sicurezza»
Il virologo Menzo: «La variante indiana ce l’aspettiamo, è già arrivata nelle regioni confinanti. Solo i vaccini ci mettono in sicurezza»
di Martina Marinangeli
4 Minuti di Lettura
Martedì 15 Giugno 2021, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 09:36

Professor Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche, la variante indiana fa paura: che rischio c’è che arrivi anche nella nostra regione?
«Nelle Marche non l’abbiamo ancora rilevata, ma la probabilità che arrivi non è bassa perché in Italia già circola: sono stati riscontrati alcuni casi nel Lazio, per esempio. Inoltre, con l’Inghilterra non abbiamo ancora chiuso i collegamenti. È più diffusiva e più difficile da neutralizzare, quindi accoppia due qualità piuttosto pericolose».

 
È solo una questione di tempo, dunque?
«Quello che ci salva sono le scuole chiuse, perché rappresentano un importante motore di diffusione di queste varianti».
Il fatto che in estate si viaggi di più può comportare un aumento del rischio? 
«Si viaggiava anche l’estate scorsa, ma l’ondata è arrivata ad un mese dalla riapertura delle scuole. Quest’anno però abbiamo il vaccino, quindi speriamo di riuscire a fare meglio».
Quante probabilità ci sono che la variante indiana (o simili) non risponda ai vaccini? 
«Non esiste una variante che non risponde per niente al vaccino. Ci sarà però una perdita di efficacia: invece di una copertura al 90%, si potrebbe scendere al 60-70%. E se perdo efficacia, per ottenere l’immunità di gregge devo vaccinare più persone: è un’equazione molto semplice. Perciò cerchiamo di vaccinare più persone possibili – nel minor tempo possibile - con due dosi perché una sola non basta, come ha dimostrato il caso dell’Inghilterra. Solo che, a questo proposito, si sta profilando un altro problema». 
Ovvero? 
«Con i dati in calo, sembra stia andando tutto bene e le persone iniziano a pensare che non sia necessario farsi il vaccino. Invece bisogna comprendere che solo quando la percentuale vaccinata sarà alta, avremo dei risultati che ci mettono in sicurezza».
Oltre a quella indiana, ci sono altre varianti che destano preoccupazione?
«Ce ne sono in tutto il mondo. Qui nelle Marche ogni tanto vediamo quelle sud Americana e nord Americana. I casi di variante brasiliana, in un primo momento rilevati nel Pesarese, ora si riscontrano di più nel sud della regione, ma restano limitati. La scorsa settimana abbiamo avuto un caso di Sudafricana purtroppo, e speriamo che non giri tanto perché è molto refrattaria ai vaccini. Ma se ci vacciniamo in tanti ed in fretta, riusciremo ad evitare una nuova insorgenza dopo settembre».
Cosa ne pensa della vaccinazione eterologa per chi ha ricevuto Astrazeneca come prima dose? 
«Non è assolutamente un problema da un punto di vista medico e scientifico. Lo è solo a livello organizzativo».
La copertura è comunque garantita, quindi.
«È molto meglio. I vaccini a mRna non sono migliori perché non provocano quei rarissimi, per quanto gravi, effetti collaterali, ma perché suscitano una risposta più intensa e dunque sono più utili. La vaccinazione eterologa funziona meglio rispetto alla doppia dose di Astrazeneca».
Quanto all’ipotesi della terza dose, cosa sappiamo ad oggi? 
«Se ne discute un po’ a vanvera perché non abbiamo ancora i dati per stabilire quando servirà. La famosa data dei 9 mesi che aleggia nell’aria, deriva semplicemente dal fatto che qualcuno ha deciso che il green pass durerà per quel lasso di tempo, ma senza basarsi su alcun dato. Da un punto di vista medico, è ancora troppo presto per dirlo: non abbiamo masse di persone vaccinate oltre i 9 mesi per capire quale sarà l’efficacia». 
Ma un ulteriore richiamo sarà necessario?
«Con ogni probabilità sì, ma non sappiamo ancora quando».
Si continueranno a prediligere i vaccini a Rna?
«Sicuramente. Tra poco avremo dei nuovi vaccini più tradizionali, quelli proteici della Novavax, che però sono anche più costosi e difficili da fare. Quindi, se non si dimostra che siano più efficaci, il futuro dei vaccini sarà a Rna messaggero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA