Stop Astrazeneca agli under 60. Saltamartini: «Ora va riprogrammato tutto il piano vaccinale. Il vero nodo? I richiami». Ecco perché

L'assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini
L'assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini
di Martina Marinangeli
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Sabato 12 Giugno 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 16:02

ANCONA Filippo Saltamartini, assessore regionale alla Sanità: il Comitato tecnico scientifico ha deciso di raccomandare la vaccinazione eterologa per gli under 60, ossia somministrare Pfizer o Moderna per il richiamo a chi aveva ricevuto Astrazeneca come prima dose.

Astrazeneca, il ministro limita l'uso. Nelle Marche il vaccino è stato somministrato a 17.645 under 50 su 167.001 vaccinati

Che impatto può avere questo sull’organizzazione della macchina vaccinale? Si rischiano rallentamenti?
«Ci siamo confrontati con gli uffici della struttura commissariale facendo notare che, se queste sono le indicazioni, va riformulato completamente il piano vaccinale. Non c’è dubbio che si rischino rallentamenti: sarà un problema rimodulare tutti i richiami. Inoltre, va chiarita una cosa: la seconda dose va fatta seguendo i tempi richiesti da Astrazeneca o quelli di Pfizer e Moderna?» 
La raccomandazione di usare Astrazeneca solo sulla popolazione over 60 implicherà la revisione degli appuntamenti già fissati con le prenotazioni? 
«Dobbiamo calcolare la platea che deve ancora ricevere il vaccino in quella fascia d’età. Ma ormai anche le persone over 60 iniziano ad essere riluttanti a ricevere Astrazeneca. Già ci erano capitati casi di persone che rifiutavano questo siero: non so se ci saranno ulteriori impatti».
Già lo scorso 7 aprile, il ministero della Salute raccomandava l’uso di Astrazeneca su soggetti over 60: nelle Marche è stata seguita questa indicazione?
«Intanto, vorrei fare un’osservazione: che un Paese di tecnici consigli e non imponga, è veramente una cosa fuori dal mondo. Detto questo, noi abbiamo distribuito il 70% delle dosi Astrazeneca ricevute sulla fascia over 60, e solo un 30% agli under 50. Ma le indicazioni dicevano che questo siero era equivalente agli altri, salvo nei casi di comorbidità. Quindi sono stati i medici nei punti di vaccinazione a stabilire, caso per caso, se somministrarlo, dopo l’anamnesi al soggetto».
Seguendo questo ragionamento, molte Regioni hanno organizzato gli Astradays.
«Sì, ma io mi sono sempre opposto a questa ipotesi. Per fortuna, nella nostra regione non ci sono stati soggetti che abbiano riscontrato sintomi avversi gravi dopo aver ricevuto Astrazeneca, né che siano finiti in ospedale o peggio».
I dati finora raccolti parlano di effetti collaterali con conseguenze mortali in numeri molto ridotti.
«Il discorso dei numeri marginali per le persone non conta. Anche fosse uno solo il caso, il valore della vita di una persona non si tocca».
Per i vax days dei maturandi che si sono svolti nella prima settimana di giugno, è stato utilizzato anche Astrazeneca? 
«In alcuni casi sì. È dipeso dai rifornimenti che avevamo. Il criterio, riconosciuto anche dal Commissario, era mettere a disposizione qualunque vaccino avessimo in farmacia. Poi spettava al medico fare l’anamnesi e stabilire se il soggetto potesse ricevere o meno Astrazeneca».
Nelle fasi iniziali, il siero anglo svedese venne raccomandato alle fasce under 55, tanto che il personale scolastico e le forze dell’ordine – allora individuate come categorie prioritarie - hanno ricevuto prevalentemente questo farmaco.
«Sì, all’inizio era così. Ora dovremo capire come organizzarci per i richiami».
Nell’hub vaccinale di Gradara è previsto un Astraday per tutti i residenti della provincia di Pesaro Urbino, in particolare per gli over 60: andrà aggiustato il tiro?
«Non ne sapevo nulla. Peraltro, ripeto, sono sempre stato contrario all’organizzazione di queste cose».
Lei è tra coloro che come prima dose ha ricevuto il siero di Astrazeneca: qualche commento? 
«La scienza, per sua natura, non è univoca: non c’è mai una verità assoluta perché ad una scoperta ne succede un’altra. Per questo mi sento di dire che, adesso, non dobbiamo farci spaventare dalla cosiddetta questione Astrazeneca, ma ragionare con razionalità. Dobbiamo avere fiducia nella scienza: se è più efficace il vaccino a vettore virale o quello a Rna messaggero, lo sapremo nei prossimi anni».

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