Riaprire un anno dopo due mondi a confronto (diversi ma non troppo): i contagi sono 10 volte superiori. E ora ci sono gli immunizzati

Riaprire un anno dopo due mondi a confronto (diversi ma non troppo): i contagi sono 10 volte superiori. E ora ci sono gli immunizzati
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 27 Aprile 2021, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 11:40

ANCONA - Ieri le Marche si sono riaffacciate a una vita più vicina alla normalità, dopo due mesi trascorsi tra zona rossa e arancione. Possiamo sederci al bar o al ristorante, anche se per ora solo all’aperto, si possono varcare di nuovo i confini anche regionali, riaprono teatri e cinema, avremo più occasioni di incontrarci in casa d’altri, anche lo sport amatoriale si rimette in moto. Ma i numeri, rispetto a un anno fa, sono molto diversi e basta dargli un’occhiata per capire quanto ancora siano necessari comportamenti prudenti e responsabili.

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La vigilia del 2020

Il 3 maggio 2020, alla vigilia delle fase 2, quella delle riaperture, il virus si diffondeva con volumi almeno 10 volte inferiori rispetto a questo 26 aprile tanto atteso. I bollettini del Servizio Salute segnalavano allora 21 casi giornalieri contro i 299 registrati domenica nelle Marche e nella settimana che aveva preceduto l’uscita dal lockdown i nuovi positivi erano stati 208, con un’incidenza di 13,8 ogni 100mila residenti, mentre domenica scorsa abbiamo chiuso una settimana da 1.920 nuove positività al Sars-Covi-2, con un’incidenza di 126,9.

La diagnostica e la tracciabilità

È vero che un anno fa diagnostica e tracciabilità erano molto meno spinte rispetto a oggi, tanto che l’indagine sulla sieroprevalenza effettuata a luglio dal ministero della Salute aveva stimato per le Marche un rapporto di 1 a 6 tra casi accertati ed effettivi.

Ma anche facendo la tara del sommerso, dei casi asintomatici che ieri sfuggivano e oggi fanno massa, rispetto a un anno fa il virus circola molto di più, spinto dalla contagiosità (fino al 50% in più) di varianti come quella inglese ormai prevalente nella nostra regione.

Piú facile ora trovare infezioni

Se un anno fa, dall’esame di oltre 7mila tamponi molecolari eseguiti nella settimana a cavallo tra aprile e maggio ne risultavano infetti solo 3 su 100, adesso su oltre diecimila test analoghi eseguiti tra il 19 e il 25 aprile quasi uno su cinque ha avuto una diagnosi di positività. Insomma, è molto più facile trovare casi d’infezione testando la popolazione, anche se l’indice di trasmissione del contagio Rt - che misura quante persone vengono contagiate da una sola persona, in media e in un certo arco di tempo - nelle Marche è stimato più o meno sugli stessi livelli di un anno fa: 0.55 nella settimana che precedeva la fine del lockdown 2020, 0.69 nell’ultimo report, dunque ampiamente sotto la soglia di 1 oltre la quale un’epidemia ricomincia a correre. Anche il numero dei “positivi attuali”, i marchigiani alle prese oggi con il virus, sommando ricoverati e isolamenti domiciliari, è molto più alto (quasi doppio) rispetto alla fase di riapertura di un anno fa, con i 6.580 di domenica, rispetto ai 3.344 che si avevano l’anno scorso alla vigilia di San Ciriaco, patrono di Ancona.

La situazione dei ricoveri

Più equilibrata, nel confronto, la situazione dei ricoveri. A inizio maggio 2020 i pazienti Covid nei reparti ospedalieri erano 424 (43 dei quali in terapia intensiva, con una saturazione del 18% dei posti totali) a cui si aggiungevano 146 assistiti nelle Rsa e 19 nei pronto soccorso, per un totale di 589 contagiati in carico alle strutture sanitarie regionali. Domenica eravamo a 545 ricoveri (68 in terapia intensiva), più 220 nelle Rsa e 17 nei pronto soccorso, per un totale di 782. Anche le curve dei decessi sono meno disallineate rispetto a quelle dei contagi: nell’ultima settimana si sono contate 61 vittime del Coronavirus, quasi 9 al giorno, un anno fa la media era di 7. I numeri dell’epidemia nelle Marche, sia chiaro, al momento sono in regressione sia nei contagi che nei ricoveri, visto che l’occupazione per Covid dei posti letto ospedalieri è scesa sotto la soglia di rischio in area medica (37% nel dato di domenica, che sarà riportato nel prossimo report) ed era sceso al 30% in terapia intensiva, prima di un rialzo negli ultimi giorni fino al 34%, non dovuto però all’aumento dei ricoveri, che continuano a scendere a parte il ristagno di ieri, quanto piuttosto alla diminuzione dei posti totali a disposizione nelle Marche, scesi da 237 a 198 per il ritorno alla normalità di reparti ospedalieri convertiti durante l’emergenza. Numeri che consentiranno, a meno di rialzi inimmaginabili nei prossimi tre giorni, di confermare la nostra regione in zona gialla anche nel monitoraggio di venerdì.

Ma se un anno fa il rilascio avveniva in una fase della curva dei contagi che tendeva allo zero, traguardo raggiunto tre settimane dopo, adesso le curve somigliano più a quelle di fine ottobre (incidenza intorno a 130 e 6.500 positivi attuali) solo che allora la pendenza era verso l’alto, ora piegano in discesa. Ma se il confronto dei numeri può far pensare a un passo rischioso, ci sono altri parametri che spingono in direzione opposta. Non solo le capacità di tracciamento, molto accentuate con l’introduzione dei test antigenici rapidi (in media 600 al giorno) o le nuove terapie che rispetto a un anno fa consentono di fronteggiare meglio l’emergenza sanitaria da Covid-19.

Il numero degli immunizzati

A fare la differenza potrebbe essere soprattutto il numero degli immunizzati. Il 3 maggio 2020 scorso i guariti nelle Marche erano 2.200, lo 0.15% della popolazione: tutti gli altri, oltre un milione e mezzo di residenti, erano suscettibili di infettarsi. Alla data di ieri i guariti erano quasi 87mila, quasi il 6% della popolazione. Anche se non tutti hanno ancora gli anticorpi, e ci sono casi di reinfezione, si può stimare che un marchigiano su 20 ora sia protetto per aver già superato la malattia. A questi si aggiungono i vaccinati: 365.790 marchigiani (il 24,2%) hanno già ricevuto la prima dose mentre sono 125.871 (l’8,3%) quelli protetti da una vaccinazione totale. Quasi un marchigiano su tre al momento dovrebbe avere sviluppato una qualche difesa immunitaria, anche se non ancora completa, dal virus Sars-Cov-2. Siamo distanti dall’immunità di gregge, stimata intorno al 70%, ma già aver messo al sicuro categorie a rischio come Over 80 e sanitari ridurrà l’impatto dell’epidemia sui ricoveri e sui decessi.

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