L’assessora regionale Latini: «Non sono no-vax ma per la libertà di scelta. Test salivari anche per lo sport»

L'assessore Giorgia Latini
L'assessore Giorgia Latini
di Martina Marinangeli
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Giovedì 26 Agosto 2021, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 23:40

ANCONA - Giorgia Latini, assessora regionale all’Istruzione ed allo Sport, le Marche stanno facendo pressing sul ministero della Salute affinché permetta di ottenere il Green pass anche con i test salivari: come dovrebbe funzionare l’iter? 
«Chiediamo di emendare il decreto affinché si possa ottenere il Green pass, a partire dai 12 anni, anche attraverso test salivari molecolari rapidi, del costo di pochi euro. Lo stiamo proponendo per l’inizio del nuovo anno scolastico, ma sarebbe utile anche per l’attività sportiva. Lo scopo è non penalizzare i ragazzi, che non hanno effetti collaterali gravi contraendo il Covid: dopo mesi chiusi in casa per il lockdown, è una cattiveria limitare l’attività sportiva con il Green pass senza validare il tampone salivare per ottenerlo. Spaventa l’idea che tanti giovani rinuncino allo sport a causa di una normativa che andrebbe quantomeno integrata. Il nostro modello, il modello Marche, potrebbe essere d’esempio per tutto il Paese. Vogliamo tutelare la libertà di scelta senza discriminare nessuno, andando incontro ai ragazzi».

 
La scuola inizia tra poco più di due settimane, ci sono i tempi tecnici per farlo? 
«Spero che il ministero intervenga prima dell’inizio della scuola.

Alla ripresa dei lavori del Parlamento il 7 settembre, si dovrebbe partire con l’esame del decreto».


Se i salivari, così come gli antigenici rapidi, sono efficaci ed attendibili, perché viene richiesto il molecolare per la conferma della positività? 
«L’attendibilità è al 98%, quindi se con un salivare si traccia un positivo, per sicurezza si fa il molecolare. Ma è stato riconosciuto dal ministero come attendibile, quindi perché non inserirlo nel decreto? Delle due l’una: o la certificazione verde non serve a discriminare i casi di pericolo contagio ma le persone, oppure quanto scritto sui test salivari non corrisponde a verità». 


Le Marche ne stanno già acquistando 500mila: se alla fine passasse la linea dell’obbligo vaccinale, che faremo con tutti questi test salivari?
«Sono comunque utili per monitorare tutti, visto che anche le persone vaccinate possono contrarre il virus. Potremmo anche isolare i casi sospetti e non intere classi o intere squadre. Aggiungo un altro tema».


Ovvero? 
«L’abbiamo già affrontato per i luoghi della cultura: quello della capienza consentita. Come ho chiesto per i teatri, anche gli impianti sportivi al chiuso devono poter aumentare i posti, raggiungendo almeno il 50% della loro capacità, e la capienza massima per gli impianti all’aperto. Altrimenti il Green pass non servirà a riportarci verso la normalità».


Nelle ultime ore la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha respinto il ricorso di oltre 600 vigili del fuoco contro la legge francese che impone loro l’obbligo vaccinale: cosa ne pensa? 
«Come forma mentis, io ed il mio partito non siamo per gli obblighi, ma non vuol dire che sia contro il vaccino. Va bene incentivare la campagna vaccinale – i miei genitori hanno ricevuto la profilassi e sono stata contenta – ma, siccome si parla di temi delicati, bisogna lasciare libertà nelle scelte». 


Ad oggi, l’Italia non ha ancora introdotto l’obbligo vaccinale ma a livello di governo se ne sta discutendo: se dovesse tradursi in legge? 
«Se così fosse, le leggi vanno rispettate. Ma ancora l’obbligo non c’è ed i genitori devono essere liberi di scegliere, anche perché non sappiamo che effetti a lungo termine possa avere il vaccino sulle giovani generazioni. Tra l’altro, la copertura dura 6-9 mesi, dunque bisognerà rifare il vaccino ogni tot mesi e si accumula nell’organismo». 


Qui è solo la scienza a poter dare risposte, però.
«Gli stessi virologi cambiano idea a seconda dell’evoluzione della pandemia. Basta guardare com’è andata con Astrazeneca, prima destinata solo ai giovani, poi agli over 60 perché ci si è accorti che sugli under 60 aveva effetti collaterali. Essendo vaccini sperimentali, la gente si fa delle domande». 


Insistiamo: domande a cui è la scienza a dover rispondere.
«Spero ci sia ancora spazio per la riflessione nel nostro Paese. La scienza, di cui molti si fanno portabandiera, non è fatta di certezze assolute. In una fase come questa, la decisione spetta poi anche alla politica, sentito certamente il parere degli esperti. Per questo dobbiamo discutere e valutare seriamente strategie post-emergenziali valide, che non mettano a rischio la salute e tutelino la libertà».

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