La speranza della riapertura ma anche l'incognita dei consumi: «Necessario il colpo d’ala»

La speranza della riapertura ma anche l'incognita dei consumi: «Necessario il colpo d ala»
La speranza della riapertura ma anche l'incognita dei consumi: «Necessario il colpo d’ala»
di Francesco Romi
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Lunedì 23 Novembre 2020, 09:52

ANCONA - Se davvero il 3 dicembre si potrà tornare a frequentare un ristorante o un bar nelle zone gialle, le Marche potranno tirare un bel sospiro di sollievo. I dati raccolto dagli ultimi centri studi incrociati con le statistiche ufficiali sul Covid della Regione parlano chiaro: i consumi hanno frenato, mentre la propensione al risparmio è cresciuta.

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Da un lato il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie, dall’altro l’aumento sostenuto dei depositi bancari a vista (+6.8% a giugno) e, in tono minore, di quelli al risparmio (+2,3%). Sono gli effetti opposti e più evidenti della pandemia, che finora ha coinvolto direttamente quasi 150 mila marchigiani tra positivi ricoverati e in isolamento e quelli in quarantena precauzionale (un decimo della popolazione regionale, ndr.) e che, tra marzo e aprile, aveva costretto tutti a stare in casa per limitare i rischi di contagio. 


Numeri e comportamenti che indicano una frattura e che, visti nel complesso, indicano che i consumi sono profondamente cambiati.

La Saponaria, che produce cosmetici biologici, è uno degli esempi di azienda votata proprio a resilienza e cambiamento: «Durante il primo lockdown – spiega la co-fondatrice Lucia Genangeli – abbiamo registrato un’impennata delle vendite online, crescite di oltre il 150%. Contemporaneamente, abbiamo convertito parte della nostra produzione». 


Nacque così un gel igienizzante, messo in vendita, e una ricetta, diffusa gratuitamente, perché chiunque potesse produrre autonomamente a casa un prodotto simile. Oggi che la situazione è tornata maggiormente in equilibrio tra online e offline, l’azienda continua a guardare oltre: «Abbiamo lanciato consulenze online e webinar per sentire i clienti più vicini spiega l’imprenditrice - e diverse attività a sostegno dei piccoli negozi locali, che seguendo il nostro esempio hanno mostrato creatività e voglia di non rinunciare al mercato, attivando ad esempio il servizio a domicilio». Segnali di fiducia, accompagnati dall’assunzione di nuovo personale, proprio in un settore che produce beni che, con le attuali difficoltà economiche, potrebbero diventare non necessari. Un solo rischio all’orizzonte: «La filiera deve funzionare, in particolare i piccoli produttori di materie prime, perché se vanno in crisi mettono in crisi tutto il sistema». Ecco perché il 3 dicembre è una data chiave, ora più che mai. 


«Diventa fondamentale conoscere l’utilizzatore finale, anche quando la catena è molto lunga, perché serve a costruire un’esperienza di acquisto»: è il credo di Michele Riderelli, consulente che si occupa prevalentemente di piani di marketing. «Non si vende più solo un prodotto – aggiunge -, ma piuttosto una proposta di valore in grado di apportare un vero cambiamento nel cliente». «Non mi sorprende che il marchigiano che se lo può permettere metta i risparmi in banca in attesa di tempi migliori – aggiunge il consulente -, ma questo è proprio il target che le aziende dovrebbero intercettare, con prodotti innovativi, visionari». 


«Siamo fortunati ad essere stati sfortunati»: quello di Piero Netti, consulente di sviluppo prodotti per le Pmi, un passato nelle multinazionali e l’occhio attento alle Marche, è ovviamente un paradosso. «Ora ci possiamo concentrare sulle priorità – spiega -, in primis i mercati che non risentono della pandemia, magari partendo dalla Cina (il Pil stimato a fine anno crescerà quasi del 5%, ndr.), magari con partnership con stilisti locali nei settori tradizionali della manifattura marchigiana, anche per aggirare la totale assenza di tutela che hanno i brand italiani in quel paese». La creatività i marchigiani ce l’hanno nel dna («ma forse mancano le tecniche per svilupparla efficacemente») e arriva in soccorso come risposta di breve, ma per Netti «poi bisogna pensare a vantaggi competitivi di medio termine, alla ideazione di tecnologie proprietarie in collaborazione con professionisti no-core, lontani dal vissuto dell’Azienda». 


Quello che ha in mente il consulente sono «storici dell’arte che interagiscano con calzature e mobili, musicisti che dicono la loro nel mondo degli elettrodomestici, un mix di lateralità e skills che generi novità assolute focalizzando bene i mercati da aggredire». Da ultimo una previsione ottimistica: «Gli eventi riesploderanno, gli italiani vorranno stare insieme, magari senza abbracciarsi ma guardandosi negli occhi. La strada è in discesa, ne sono sicuro».

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