La variante Delta agita le Marche: tracciare di più. Un’ipotesi: tamponi a chi si vaccina negli hub. Quanto pesa lo stop a AstraZeneca

La variante Delta agita le Marche: tracciare di più. Un’ipotesi: tamponi a chi si vaccina negli hub. Quanto pesa lo stop a AstraZeneca
La variante Delta agita le Marche: tracciare di più. Un’ipotesi: tamponi a chi si vaccina negli hub. Quanto pesa lo stop a AstraZeneca
di Andrea Taffi
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Lunedì 28 Giugno 2021, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 29 Giugno, 09:13

ANCONA - «Stringere le maglie del contact tracing per evitare la diffusione della variante Delta». L’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini ha le idee molto chiare per la cabina di regia di oggi con i direttori delle aziende sanitarie, i manager del servizio Salute e dell’Osservatorio epidemiologico. Dopo i primi casi di variante Delta (indiana) registrati nelle Marche tra Ascoli, Macerata (nel frattempo saliti da uno a tre) e Senigallia, il titolare della poltrona più scomoda della giunta Acquaroli chiederà un giro di vite sul lavoro della Asur. 

 
Le ipotesi in campo
«Ci sono delle ipotesi in campo - spiega Saltamartini- una per esempio è quella di fare tamponi a tutti coloro che si recano a fare il vaccino per individuare più asintomatici possibile». Il tema della diffusione della variante Delta si intreccia strettamente con quello della rimodulazione dei piano-vaccini per effetto delle nuove disposizioni sulle dosi di Astra Zeneca: «Nel terzo trimestre tra luglio e settembre - continua l’assessore - ci arriverà la stessa fornitura avvenuta nel secondo trimestre. Poco meno di 500mila dosi. Se però per i pazienti sotto i 60 anni si possono utilizzare solo Pfizer e Moderna va a finire che potremo garantire i richiami ma non allargare la platea di prime dosi». Secondo problema: «Grazie allo sforzo della Asur e di tutti gli operatori, abbiamo raggiunto una potenza vaccinale di circa 15mila inoculazioni al giorno.

Una potenzialità allargabile dalle farmacie che si sono attrezzate in queste settimane e dai punti periferici dove i medici di famiglia si stanno organizzando. Tutto questo ci avrebbe messo in condizione di arrivare anche a 20mila dosi al giorno, forse più. Invece stanti le nuove disposizioni a luglio dovremo arretrare a 11-12mila dosi». 


Le conseguenze del rallentamento
Le conseguenze sono facilmente desumibili. Ancora Saltamartini: «Ci sarà un rallentamento verso il traguardo dell’immunità di gregge. Così, mentre altre Regioni come la Lombardia e l’Emilia hanno chiesto di modificare il piano, noi pensiamo di arrivare a settembre a circa un milione di seconde dosi completate il che lascerebbe fuori ancora 250mila di persone. Non è il tetto dell’immunità di gregge ma non è neanche poco». Non si parlerà solo delle maglie più strette per il tracciamento, però, questa mattina. Sul tavolo della cabina di regia anche il tema del recupero delle liste di attesa e la chiusura del cerchio per quanto riguarda gli interventi chirurgici in sospeso. Dopo che le aziende hanno presentato i loro piani di arretrato, si sta cercando di mettere insieme le agende. Una settimana fa si pensava potesse valere il principio dei vasi comunicanti tra le aziende. Nell’ultima settimana però c’è stata una rilettura di tutte le liste e si è visto che alcune posizioni figuravano in più agende. Alla luce del nuovo riconteggio si potrebbe anche valutare di mantenere l’asse di fiducia tra i pazienti e i chirurghi scelti. «Tra tutte queste esigenze - conclude l’assessore citando il sociologo polacco Baumann - ci servirà un’organizzazione liquida e devo dire che il personale fino a questo punto ha fatto veramente tanto». Per la cronaca, ieri su 970 tamponi delle nuove diagnosi sono stati registrati 13 casi di positività. I ricoverati restano 29 di cui 6 in terapia intensiva. 

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