Acquaroli sbotta su Facebook: «Numeri Covid a posto. Marche a rischio? Come tutte le altre regioni»

Acquaroli sbotta su Facebook: «Numeri Covid a posto. Marche a rischio? Come tutte le altre regioni»
Acquaroli sbotta su Facebook: «Numeri Covid a posto. Marche a rischio? Come tutte le altre regioni»
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Venerdì 16 Luglio 2021, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 17:58

ANCONA - La zona bianca non è in pericolo, parola di Francesco Acquaroli, che ha voluto rassicuare sulla situazione delle Marche con un post su Facebook: "14,9 positivi ogni 100mila abitanti e 11 ricoverati, le Marche hanno lo stesso rishio delle regioni Italiane. basta allarmismi". I numeri sono leggermente superiori a quelli enunciati dal governatore: oggi infatti l'incidenza è salita a 17 (la soglia per la zona bianca è 50), ed i ricoverati sono 13. Ma restano comunque ancora lontani dai limiti. Limiti che potrebbero cambiare insieme ai parametri che il Governo vuole modificare per stabilire i colori delle Regioni.

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"Oggi è venerdì ha scritto Acquaroli su Facebook -, il giorno in cui viene attribuita alle Regioni la classificazione in fasce. Come avevamo già annunciato, la nostra regione è rimasta in zona bianca, con un tasso di incidenza ad oggi di 14,9 nuovi positivi settimanali ogni 100 mila abitanti, quando la media nazionale è di 19. Un dato che ci posiziona sotto la media e ci fa conservare, almeno per ora, un ampio margine di sicurezza, perché ricordo che per entrare in zona gialla bisogna raggiungere i 50 nuovi positivi settimanali ogni 100 mila abitanti.
Quello che accadrà poi nelle prossime settimane nessuno ad oggi è in grado di dirlo, e per questo bisogna continuare sempre a tenere altissima l'attenzione e a non sottovalutare in nessun modo i rischi, siamo nel mezzo di una pandemia con tutto quello che ne consegue.

Ma ad oggi, con 11 ricoverati per Covid nelle nostre strutture sanitarie regionali, possiamo affermare che il rischio di tornare in zona gialla è lo stesso rischio delle altre regioni italiane. Rivolgo infine un appello a tutti gli organi di informazione, affinché nel dare le informazioni facciano attenzione a non creare allarmismi infondati che risultano poi essere dannosi per la credibilità del sistema oltre che con effetti economici devastanti.

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