Quindici mesi di pandemia nelle Marche: Ancona la più colpita, ma a Pesaro-Urbino un terzo dei morti

Quindici mesi di pandemia: Ancona la più colpita, ma a Pesaro-Urbino un terzo dei morti
Quindici mesi di pandemia: Ancona la più colpita, ma a Pesaro-Urbino un terzo dei morti
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 9 Giugno 2021, 02:25 - Ultimo aggiornamento: 16:29

ANCONA - Adesso che l’epidemia è in ritirata, e tutte le curve piegano verso il basso, si può guardare l’emergenza sanitaria da Sars-Cov-2 dallo specchietto retrovisore e chiedersi dove ha più lasciato il segno nel territorio marchigiano. Si scoprirà ad esempio che la provincia di Pesaro Urbino, travolta dalla prima ondata, tra le prime zone rosse d’Italia nel marzo 2020, resta quella che ha pagato il tributo più pesante in termini di vittime del Covid, con 981 decessi, quasi un terzo del totale delle Marche, ma è solo terza nella classifica della prevalenza dei contagiati in rapporto alla popolazione.

Superata non solo da Ancona, che in 15 mesi di epidemia ha accumulato 709 casi positivi ogni 10mila residenti, ma anche dalla provincia di Macerata, che è arrivata a 690 (quasi il 7% della popolazione residente) staccando Pesaro Urbino che è a 660.
I casi sommersi
Un anno fa di questi tempi, quando l’epidemia s’era presa la prima pausa estiva del suo corso stagionale, Pesaro Urbino era di gran lunga la provincia con la più alta diffusione virale. Il primo giugno 2020 contava 2.745 casi diagnosticati di Sars-Cov-2, 77,5 ogni 10mila residenti, mentre Ancona era a 1.872 (40 di incidenza), Macerata a 1.122 (36,5), Fermo a 469 (27,5) e Ascoli a 290 (14 ogni 10mila residenti). Dati largamente sottostimati, perché nella prima ondata non emergevano gli asintomatici e l’indagine nazionale sulla sieroprevanza effettuata a luglio aveva stimato per le Marche un rapporto di uno a 6 tra casi positivi diagnosticati e casi effettivi. Ma l’epidemia nella fase 1 aveva riguardato soprattutto le province più a nord, mentre l’ondata d’autunno ha dilagato su tutto il territorio ribaltando le gerarchie tra province. A settembre addirittura, spinta dai focolai accesi dai rientri dalle vacanze e dalle sagre paesane, la provincia di Ascoli per un po’ è stata quella con il maggior numero di nuovi positivi, poi Ancona già a fine ottobre ha superato Pesaro Urbino per contagi dall’inizio dell’epidemia. Le ondate di gennaio e di marzo hanno aggiornato la contabilità dei positivi alla velocità del punteggio di un flipper, prima che le curve invertissero la loro cavità piegando verso il passo. Alla data di ieri, Ancona con quasi 33mila casi, ha la prevalenza di contagi più alta, con 709 positivi ogni 10mila residenti, Pesaro Urbino è a 23.316 (658 per 10mila), Macerata ha meno casi in assoluto (21.224) ma una prevalenza più alta rispetto ai residenti (690), mentre le province più a sud hanno superato i diecimila casi e hanno un tasso di prevalenza per 10mila abitanti di 600 (Fermo) e 554 (Ascoli Piceno). Senza considerare i casi sommersi, impossibili da stimare.
Adesso l’epidemia s’è smorzata anche nelle Marche: 30 casi ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana, verso il traguardo della zona bianca da tagliare il 21 giugno.

La circolazione del viurs è stata arginata dal milione di dosi di vaccini iniettate e dal cambio di stagione, che ha frenato i contagi anche tra le classi d’età non ancora immunizzate dal siero. Il tanto temuto ritorno in classe del 26 aprile, non ha prodotto i rimbalzi che si erano registrati a ottobre e febbraio: il 2 giugno, all’ultima rilevazione dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche, le classi in quarantena erano 41, un mese prima ben 182. Ma non tutte le province hanno contenuto il virus con la stessa efficacia. Ancona è stata la prima a frenare, rientrando un mese fa sotto lo standard dei 50 casi settimanali ogni 100mila residenti richiesto alle regioni per la zona bianca e adesso a un’incidenza intorno a 20. Pesaro Urbino e Ascoli Piceno, sono rientrate sotto quota 50 solo all’inizio di giugno.

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