Il virologo Menzo: «Il Pesarese cresce lentamente ma rischiamo l’effetto riaperture. La variante indiana? Qui non c’è»

Il virologo Stefano Menzo
Il virologo Stefano Menzo
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 12 Maggio 2021, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 08:03

 ANCONA Un quadro stabile, caratterizzato dalla netta prevalenza della variante inglese e nessun caso riscontrato di quella indiana. In generale, i numeri della pandemia da Covid registrano un calo nelle Marche - a parte nel Pesarese, dove c’è una crescita, seppur limitata –, ma nelle prossime settimane non è escluso un rimbalzo legato alle riaperture. E con una nuova espansione, anche le dinamiche delle varianti potrebbero cambiare. 

A tracciare il perimetro della situazione epidemiologica regionale è il professor Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia dell’azienda ospedaliera Ospedali riuniti di Torrette, che spiega come, «quando l’epidemia è in calo, di solito, il quadro si congela: dovremo semmai temere che nel momento in cui dovesse esserci una nuova espansione – e ci sarà, anche se limitata, probabilmente tra un paio di settimane –, possa verificarsi qualche cambiamento nella diffusione delle varianti, anche se speriamo di no".

I contagi
Oltre a quella inglese, l’altra ancora presente nelle Marche con più di qualche caso sporadico è la variante brasiliana, che nel tempo è riuscita a scavarsi una nicchia nella provincia del Nord. Difficile, però, che questa sia la causa della condizione pandemica più critica rispetto agli alti territori: «la progressione è bassa e costante – osserva Menzo –, non credo che sia legata alla variante brasiliana. Immagino sia dovuto ad una questione comportamentale in quella provincia. In questa fase, nel Pesarese c’è una piccola tendenza al rimbalzo, ma immagino che lo vedremo anche nell’Anconetano – per ora in flessione – un “rimbalzino” perché, nel momento in cui tutto è aperto, comprese le scuole, è molto probabile che si verifichi». E più casi ci sono, più si dà la possibilità alle varianti di correre, in un circolo vizioso che è stato plasticamente rappresentato tra febbraio e marzo dall’andamento della curva nella provincia di Ancona, in crescita vertiginosa per settimane a causa della diffusione della variante inglese: «è stato il territorio che per primo ha avuto a che fare con questa variante ed il primo ad uscirne – ripercorre le tappe il virologo –, indubbiamente aiutato da misure restrittive più prolungate rispetto alle altre province». Misure restrittive che, una dopo l’altra, stanno però ora cadendo in tutto il territorio nazionale, con riaperture urbi ed orbi spinte dal buon andamento della curva pandemica. Ed un aumento del contagio sarà quasi inevitabile: le prossime settimane saranno cruciali per capire se si tratterà di un “rimbalzino” o di un’impennata che metterà le ali ai piedi delle varianti più “performanti”. La chiave di volta sta nella campagna vaccinale, che dovrà essere capace di correre ancora più veloce.

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