Liverani, direttore prevenzione Area Vasta 1: «Il caso contagi a Pesaro Urbino? Non solo effetto Romagna e scuola»

Liverani, direttore prevenzione Area Vasta 1: «Il caso contagi a Pesaro Urbino? Non solo effetto Romagna e scuola»
di Andrea Taffi
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Sabato 8 Maggio 2021, 03:30 - Ultimo aggiornamento: 08:42

Dottor Augusto Liverani, la curva dei contagi di Pesaro si è scostata dal trend di discesa di delle altre province delle Marche. Cosa vede dal suo osservatorio?
«Partiamo da un quadro generale: innanzitutto bisogna dire che l’incidenza dal punto di vista generale ha avuto una graduale diminuzione anche nella provincia. Se noi interpretiamo l’incidenza di nuovi casi ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, siamo passati da 212 il 9 aprile a 127 il 5 maggio. Una riduzione graduale anche se lenta».

CHI E’ AUGUSTO LIVERANI

Augusto Liverani, 54 anni, è il direttore responsabile dell’Unità Operativa complessa Igiene, Sanità Pubblica e Prevenzione Malattie Infettive dell’Area Vasta 1.

Ha svolto la formazione e la specializzazione all’università Gabriele D’Annunzio di Chieti e all’attivo ha anche un master di criminologia svolto nel 2008. In Area Vasta 1, con riferimento all’ex Zona Territoriale 2 (Urbino) ha seguito l’organizzazione dei Servizi di Base, dipendenze patologiche ed epidemiologia. 

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Perché? Vale ancora l’effetto Romagna che nei festivi si riversano nei comuni del Pesarese: è accaduto sotto Pasqua si è ripetuto tra 25 aprile e Primo Maggio?
«Quella dell’osmosi unidirezionale verso le Marche è una spiegazione plausibile e ci porta a un andamento simile alla Romagna. Però un fattore di questa storia potrebbe essere un aumento dell’attività diagnostica».


Era la seconda questione da affrontare.
«Non conosco i livelli assoluti di tampone effettuati dalle altre province. Però un ragionamento in corso c’è che spinge i tamponi: dal 30 marzo è stata emanata una nota regionale che si chiama “Misure di contenimento e prevenzione in aree ad elevata presenza di varianti” che ci riguarda molto da vicino».


Nel senso che?
«Nel senso che stimando l’andamento dei contagi in base al sequenziamento virale dei campioni, da noi si è vista una crescente e diffusa presenza del virus sotto forma della variante inglese. La delibera della Regione ha introdotto misure volte a implementare le attività di ricerca e gestione dei contatti». 


E questo ha aumentato il numero dei tamponi?
«Le spiego. Le nuove misure comportano una modificazione del periodo di quarantena che, rispetto alla precedente delibera sul punto, è passato da 10 giorni a 14. Non solo: se prima si poteva uscire dalla quarantena anche con un test antigenico rapido, con le nuove disposizioni si torna alla vita normale solo con test molecolare negativo effettuato al 14° giorno. Messo tutto insieme: osmosi, tamponi aumentati ed effetto scuola ci sta che siamo arrivati fin qui». 


Sarebbe in grado di circoscrivere quanto peso ha il fenomeno scuola? 
«Ha un peso importante: i contatti sono ovviamente parecchi. Per un caso in una classe ci sono 25 contatti da tracciare. Sono a rischio scuole d’infanzia e primaria. Anche su questo incide la procedura del tampone molecolare al 14° giorno che ha significativamente aumentato i test. Credo che questo possa aver influito nell’identificazione di casi asintomatici con bassa carica virale che diversamente non sarebbero stati intercettati». 


I dati dell’osservatorio epidemiologio regionale raccontano che l’età media dei contagiati si sta abbassando: a gennaio si era intorno ai 48 anni, adesso siamo intorno ai 42. Ci sono stati cluster particolari sul punto?
«Tolto l’ambito scuola, il cluster è quasi sempre una questione famigliare e in questi casi il Covid preoccupa meno perché i casi sono collegati. Circoscrivere il focolaio è abbastanza semplice. Devo dire che nelle scuole in cui c’erano più classi coinvolte nelle quarantene abbiamo raccomandato la Dad. Insistendo, in particolare, quando i casi tra le classi non erano ben collegati. Allora per prudenza, lezioni da casa come successo a Petriano. Per il resto, su quel dato influisce ovviamente anche il fatto che le classi più anziani sono vaccinate e da noi abbiamo buone percentuali».


Chi frequenta le riunioni di area vasta sostiene che ragionare con i sindaci è molto difficile. Comprensibile da una parte ma forse, dall’altra, per evitare quanto successo a marzo sarebbe meglio stringere subito.
«Questo è un merito politico della questione, io mi fermo al sanitario. Dico solo che se articolare in maniera complessa le misure restrittive si traduce in una scarsa adesione mi tengo stretto poche misure ma fatte bene. Cioè stare distanziati, muoversi solo per il necessario, continuare a vaccinarsi e proteggersi direttamente e indirettamente».

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