ANCONA - Non solo l’Rt. Con il nuovo Dpcm che entrerà in vigore nel weekend, potrebbero essere rivisti al ribasso anche i parametri che definiscono la soglia critica dell’occupazione dei posti letto in terapia intensiva e in area medica. Al momento fissate rispettivamente al 30 ed al 40%, nelle ipotesi del governo le asticelle dovrebbero abbassarsi di qualche punto percentuale rendendo così più facile traslare verso le fasce di rischio più alte. E per le Marche, questa rimodulazione dei parametri potrebbe tradursi in zona arancione dalla prossima settimana. Stessa sorte che, dai dati attuali, toccherebbe anche a Piemonte, Lazio e Liguria (la Lombardia sarebbe invece in bilico tra arancione e rosso).
LEGGI ANCHE:
LEGGI ANCHE:
La discussione
Oltre alle ospedalizzazioni, l’altra fondamentale voce “sentinella” è quella dell’indice Rt, che con il decreto in fase di discussione vedrebbe scattare la zona arancione all’1 e la rossa all’1,25.
Il rischio
Proroga che potrebbe fare il paio con quella che consente gli spostamenti dei residenti nei Comuni con popolazione fino a 5mila abitanti, in un raggio di 30 chilometri ma non verso i capoluoghi di provincia. Tra le novità, invece, la stretta sulla movida per ridurre ulteriormente il rischio assembramento: dalle 18, scatterebbe il divieto di asporto per bar e ristoranti, che finora avevano potuto garantire questo servizio fino alle 22. Salvo cambi di passo last minute, restano chiusi teatri, cinema, palestre e piscine, mentre potrebbe aprirsi uno spiraglio per i musei, a cui verrebbero tolti i sigilli almeno nelle Regioni in zona gialla. Nel Dpcm si fa poi strada anche il “best case scenario”, ovvero la formulazione di una quarta fascia di rischio, denominata zona bianca, a cui si accede con un indice Rt di 0,5 - quindi molto basso e molto lontano da quella che è la realtà attuale dei territori - e in cui tutte le attività vengono riaperte. Insomma, una sorta di ritorno alla normalità, benché questa prospettiva non appaia realizzabile nel breve periodo, alla luce dei dati poco incoraggianti sull’aumento dei positivi al Covid e dei ricoveri che arrivano da un po’ tutte le Regioni. Una recrudescenza del virus che ha spinto il governo centrale anche a valutare l’ipotesi – molto concreta – di un prolungamento dello stato di emergenza, in scadenza al 31 gennaio, fino al 30 aprile, se non addirittura al 31 luglio, come suggerito dal Comitato Tecnico Scientifico. Un provvedimento che, nell’opinione dei tecnici, permetterebbe anche una migliore gestione della campagna vaccinale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA