Comuni osservati speciali, dopo la provincia di Pesaro c’è il Maceratese nel mirino. Ecco quali sono i Comuni a rischio

Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e l'assessore alla sanità Filippo Saltamartini
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e l'assessore alla sanità Filippo Saltamartini
di Martina Marinangeli
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Giovedì 13 Maggio 2021, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 09:10

ANCONA - Somministrazioni di vaccini in calo e situazione pandemica da tenere sotto stretta osservazione. Sono questi i due nodi che occupano l’agenda della Regione, che ha i fari puntati sulla curva del Pesarese, in crescita contenuta ma costante, e su tre Comuni del Maceratese (tra cui Morrovalle e Montecassiano) che finiscono nel novero degli “attenzionati”.

Negli ultimi sette giorni, il tasso di incidenza ogni 100mila abitanti è passato a 155 casi positivi nel Pesarese e a 103 nel Maceratese, a fronte di una media regionale intorno a 100.

Siamo ancora lontani dalla soglia dei 250 che fa scattare l’allarme, ma la provincia del Nord resta sorvegliata speciale e se i dati continueranno con questo trend, nei prossimi giorni potrebbero rendersi necessarie misure più restrittive su altri territori, oltre ai due Comuni – Acqualagna e Petriano – già in arancione rafforzato. 


Gli interventi 
Il piano di Palazzo Raffaello è comunque quello di procedere con interventi chirurgici sulle singole città “a rischio”, piuttosto che su intere province. Anche nel bollettino diramato ieri dal Servizio Sanità, il Pesarese guida la classifica del contagio: su 2.602 tamponi analizzati nel percorso nuove diagnosi, sono stati 230 quelli risultati positivi, di cui oltre un terzo (84) proprio nel nord della regione. Nella provincia di Macerata i casi positivi rilevati sono stati invece 52, nell’Anconetano e nell’Ascolano 35, e nella provincia di Fermo 12. Stesso numero dei fuori regione. Da ormai diversi giorni è stabilmente sotto 60 il numero dei soggetti sintomatici - ieri 41 casi rilevati - dato che si traduce in quota parte anche in una minore pressione sulle strutture ospedaliere, dove infatti prosegue la discesa dei ricoveri, anche se a ritmi meno serrati rispetto a quelli registrati a metà aprile. Nelle ultime 24 ore, i degenti nelle strutture marchigiane sono passati da 369 a 352 (-17), con una flessione del numero dei pazienti in tutti i reparti: -2 in quelli intensivi (51, a ieri, i ricoverati), -9 nei semi intensivi (94) e -6 nell’area medica (207 posti letto occupati). Quadro positivo a cui si aggiungono 25 dimissioni. Cala anche il numero di assistiti nei pronto soccorso, passati da otto a quattro. Dato, quest’ultimo, che a marzo, nella fase di picco della terza ondata, aveva sfondato la soglia delle 100 unità. A questi elementi incoraggianti, fanno da contraltare i decessi: anche ieri sono morte quattro persone: tre donne tra i 78 e gli 87 anni, e un uomo di 57, tutti con altre patologie. Ma oltre alla curva pandemica, si diceva, c’è un’altra questione che preoccupa la Regione. Dopo un picco di 12.800 somministrazioni registrato il 7 maggio, si è tornati a una media di 10mila. Cala il trend delle vaccinazioni, con l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini che lamenta ormai da tempo l’esiguità delle forniture. Un’altalena, quella nelle inoculazioni, che va avanti dal primo maggio, quando se ne fecero 9.300, scese a 8990 il giorno successivo. Un weekend nero a cui è seguita una fase di crescita costante: 10.100 inoculazioni il 3 maggio, 10.800 il 4, 11.600 il 5 e 12.600 il 6 maggio. Poi, dopo l’exploit del 7 maggio, la curva ha cominciato a decrescere, passando alle 12.200 somministrazioni di sabato scorso, alle 8.700 di domenica e alle 9.500 di lunedì 10. Martedì si è ritornati allo standard con 10.600 vaccinazioni, ieri di nuovo scese a 10.200. Contestualmente, il Commissario per l’emergenza Covid, Francesco Figliuolo, ha inviato alle Regioni una lettera per dare il via libera alle prenotazioni, dal 17 maggio, anche per i nati fino al 1981, quindi gli over 40. Ma considerando che nelle Marche deve ancora partire la fascia 50-59 anni (da lunedì 10 sono aperte le registrazioni per i soggetti con comorbidità in quel range di età, ma non per chi non ha patologie), difficilmente si potrà ottemperare alla richiesta.

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