ANCONA È ancora presto per tracciare una mappa definitiva della diffusione della variante Delta nelle Marche ma, quello che si può dire già da ora è che, almeno per il momento, si colloca nel sud della regione. Dalle analisi in corso, una parte dei circa 40 casi positivi individuati ad oggi nel cluster di San Benedetto del Tronto – esploso in seguito alla festa in uno chalet sulla spiaggia – sarebbero stati infettati con la mutazione indiana, ma il numero sembrerebbe destinato a salire.
Anche a Fermo e Macerata ce ne sarebbero altri e hanno ormai superato quota 10 i “cluster familiari”. «Finora non l’abbiamo riscontrata nella provincia di Pesaro – competa il quadro Stefano Menzo, direttore del laboratorio di Virologia degli Ospedali riuniti di Torrette e docente di Microbiologia alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche – ed anche in quella di Ancona, per il momento, il dato è rimasto limitato al caso di Senigallia». Il professore invita però a non farne una questione di «numero più, numero meno» perché, spiega, «come purtroppo era prevedibile, una volta che questa variante entra, essendo più efficace delle altre, pian piano le sostituisce, come era successo con la mutazione inglese, benché questa sia ancora più contagiosa. Conquista una fetta crescente di prevalenza. La prossima settimana, i casi di Delta tra quelli positivi saranno ancora di più, non abbiamo dubbi su questo». E se la buona notizia è che più contagi non significa più ricoveri o decessi, la cattiva è che con il pallottoliere dei positivi in crescita, rischiamo di scivolare in zona gialla.
Cosa succede
Nell’ultima indagine rapida sulla stima della prevalenza delle varianti in Italia, pubblicata ieri dall’Istituto superiore di sanità ed aggiornata al 22 giugno, la Delta si sta diffondendo – come previsto – soppiantando quella che finora era statala dominante, ovvero la mutazione inglese.
Le altre stime
Va però precisato in ogni caso che «le stime di prevalenza in regioni con un numero esiguo di casi notificati posso essere distorte dalla presenza di cluster di variante Delta – spiega dettagliatamente il report dell’Iss –. In queste Regioni, infatti, i campioni selezionati provengono necessariamente dal tracciamento dei casi positivi alla variante Delta notificati». In cinque Regioni italiane, la variante indiana non è ancora stata riscontrata (Basilicata, Molise, Provincia di Trento, Umbria e Val d’Aosta), mentre nelle altre compare con queste percentuali di prevalenza: Abruzzo 56,3%, Calabria 30%, Campania 29,5%, Emilia-Romagna 23, 2%, Friuli Venezia Giulia 70,6%, Lazio 34,9%, Liguria 33,3%, Lombardia 38.2%, Bolzano 60%, Piemonte 5%, Puglia 16,2%, Sardegna 66,7%, Sicilia 2,9%, Toscana 7%, Veneto 11,1%.
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