Giacometti, primario Clinica malattie infettive: «Infermieri? I rinforzi tra 20 giorni. L’ipotesi: vaccino ogni quattro mesi»

Giacometti, primario Clinica malattie infettive: «Infermieri? I rinforzi tra 20 giorni. L’ipotesi: vaccino ogni quattro mesi»
Giacometti, primario Clinica malattie infettive: «Infermieri? I rinforzi tra 20 giorni. L’ipotesi: vaccino ogni quattro mesi»
di Martina Marinangeli
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Lunedì 20 Dicembre 2021, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 15:20

Professor Andrea Giacometti, primario della Clinica di Malattie infettive dell’azienda Ospedali riuniti di Torrette, i contagi Covid stanno facendo registrare un aumento consistente: temete un impatto pesante anche sulle ospedalizzazioni?
«Nel mio reparto siamo già pieni al 100%: 20 posti letto su 20 sono occupati da pazienti Covid, come già successo nelle precedenti ondate. Si potrebbero anche trovare altri spazi, ma il problema è il personale, perché mancano medici e, soprattutto, infermieri». 

Le Marche da oggi zona gialla. Con allerta: prepararsi all’aumento dei ricoveri, ecco perché. E attenzione alle nuove regole

 
Nelle precedenti ondate, si erano ricavati spazio e personale comprimendo l’attività ordinaria degli ospedali: uno scenario destinato a ripetersi? 
«Non credo arriveremo a 250 posti letto occupati come nella seconda e nella terza ondata, ma qualche spazio in più bisogna ricavarlo. In realtà, nella nostra palazzina di Malattie infettive ci sarebbe la possibilità di attrezzare ulteriori otto posti letto al piano zero – quelli che il generale Figliuolo ha ispezionato una decina di giorni fa: sarebbero posti di intensiva, ma siccome non ci sono i Rianimatori, potremmo prenderli noi. Tuttavia, il problema resta quello della mancanza di infermieri». 
Anche in questo caso, per “liberare” infermieri, il contraccolpo cadrebbe su altri reparti. 
«Esatto. Nelle precedenti ondate, per avere personale da destinare ai pazienti Covid erano state chiuse le Chirurgie ed alcuni reparti di Medicina, come dermatologia e clinica medica, ad esempio. Adesso siamo pieni a Malattie infettive e nelle Rianimazioni ci sono già nove pazienti su otto posti messi a disposizione. Nel blocco centrale c’è il piano 2R con le nuove terapie intensive: è tutto pronto, ma mancano gli infermieri».
Una situazione di stallo che rischia di precipitare con l’aumento dei ricoveri.
«A metà gennaio dovrebbe esserci, tramite concorso, la possibilità di prendere qualche decina di infermieri, ma manca ancora diverso tempo. Se con le vacanze di Natale dovessimo avere qualche urgenza, si chiuderanno dei reparti per poter avere una maggior disponibilità di infermieri».
Un Natale non esattamente “normale” come si sperava. 
«Purtroppo non credo che riusciremo a tornare indietro dalla zona gialla, e c’è il rischio di qualcosa di peggio. La palazzina di Malattie infettive ha 40 posti in totale: se arriva il 41esimo paziente, dove lo mettiamo? Certo, cerchiamo di dimettere quanto più velocemente possibile, ma non lo si può fare troppo in fretta perché questa malattia è strana: anche persone stabili rischiano di peggiorare di nuovo. Ma considerando che, ormai, facciamo due/tre ricoveri al giorno, dimettere è fondamentale. Quando l’afflusso aumenta, siamo in difficoltà perché non sappiamo dove mettere i pazienti».
Ora c’è anche l’incognita della variante Omicron a complicare ulteriormente il quadro: cosa dobbiamo aspettarci? 
«Probabilmente è più contagiosa, ma è ben contagiosa anche la Delta. Un terzo dei nostri pazienti ricoverati ha fatto due dosi di vaccino, ma ormai tra l’inverno e la primavera, dunque non sono più coperti. Temo che ci sarà una mezza ondata di anziani che non hanno ricevuto la terza dose, e già stanno arrivando».
Tra no vax e diminuzione della copertura del vaccino, ci aspetta un inverno in salita, insomma. 
«Il numero dei no vax ormai è quello, si è fermato. È un flusso standard il loro. Stanno invece aumentando i ricoveri dei vaccinati perché la copertura è diminuita. Bisogna sbrigarsi con le terze dosi». 
Peraltro la Omicron sembra essere anche più refrattaria al vaccino.
«Sì esatto, quindi la terza dose è ancora più importante. E non sarà l’ultima». 
Diventerà come il vaccino anti influenzale? 
«L’anti influenzale basta farla una volta l’anno. Per l’anti Covid, si sta parlando di farlo ogni quattro mesi, quindi diventa una cosa molto complessa da organizzare». 
Vaccinare tutti tre volte l’anno sembra un’impresa impossibile. 
«Si chiede aiuto ai medici specializzandi o a quelli in pensione per fare i volontari nei centri vaccinali, però un conto è farlo per qualche mese, un conto è farlo ininterrottamente».


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