Di Furia, manager del servizio Salute: «Sotto pressione sì, ma il sistema regge. Zona rossa? Basta l'attuale misura»

Di Furia, manager del servizio Salute: «Sotto pressione sì, ma il sistema regge. Zona rossa? Basta l'attuale misura»
di Martina Marinangeli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 18 Febbraio 2021, 02:45

Dottoressa Lucia Di Furia, dirigente del servizio Salute e, ad interim, dell’Agenzia regionale sanitaria, perché avete deciso di chiedere un confronto con l’Istituto superiore di sanità ed il ministero della Salute focalizzato sulla situazione della provincia di Ancona?
«Abbiamo ritenuto che i dati della provincia di Ancona nelle ultime settimane testimoniassero un trend di incremento dei casi positivi in controtendenza rispetto alla altre province. Quando si rileva un fenomeno di questo tipo è di prassi un confronto tecnico con il livello centrale».


Nella relazione inviata a Roma, viene delineata una situazione critica della provincia dorica: come mai, secondo lei, proprio questo territorio è diventato l’occhio del ciclone del contagio?
«Ritengo che un ruolo fondamentale possa essere rivestito anche dalle varianti virali; in particolare, in questo territorio abbiamo rilevato una diffusione della variante inglese, che risulta più facilmente trasmissibile».


La decisione di blindare i confini della provincia, suggerita dalle autorità sanitarie nazionali, è condivisibile secondo lei? 
«Si condivide il provvedimento. Del resto, il suggerimento pervenuto da Roma è stato quello di mitigare la diffusione, ritengo che come prima misura questa limitazione possa essere utile».


Non si rischia che il contagio continui a diffondersi non prevedendo misure più restrittive all’interno della provincia? In altre regioni sono state introdotte micro zone rosse, per esempio.
«In altre regioni, il livello centrale ha suggerito di adottare zone rosse, per noi non è stato così. Inoltre, stiamo effettuando un monitoraggio costante, seguendo l’evoluzione della situazione, e siamo in continuo contatto con i colleghi nazionali per un confronto costruttivo nell’interesse dei nostri cittadini».


La pressione sugli ospedali, Torrette ed Inrca in particolare, è elevata: quanto è alto il rischio che vadano in tilt? Il sistema sanitario regionale reggerà? 
«Questa regione ha retto l’urto della prima ondata pandemica con grande sforzo ed efficienza, in un sistema di esperti internazionali e nazionali che possedeva pochi elementi conoscitivi su un virus completamente sconosciuto sia nelle caratteristiche diffusive che in quelle di impatto sulla salute e della patologia che determinava.

La situazione di pressione sulle strutture ospedaliere, ad oggi, testimonia che siamo sotto pressione, ma il sistema regge bene». 


I nostri ospedali hanno visto di peggio, insomma. 
«Ricordo che abbiamo raggiunto tassi di occupazione delle terapie intensive superiori al 40% ed ora siamo al 33 % e ricordo che il limite ritenuto da attenzionare è del 30%, pertanto la situazione è preoccupante ma sotto controllo. Inoltre la pressione sui pronto soccorso regionali odierna non è particolarmente alta». 


Stiamo tornando allo stesso livello di allarme della prima ondata quanto a diffusione del contagio e ricoveri? 
«Le caratteristiche della seconda ondata sono diverse perché il totale dei casi è maggiore, ma sono pochi i casi sintomatici. Anche l’età media dei contagiati è diminuita».


Quanto dobbiamo preoccuparci della diffusione delle varianti nelle Marche? 
«L’Istituto Superiore di sanità conduce in tutta Italia una verifica a campione delle varianti. Pertanto, la loro diffusione è monitorata. I dati di letteratura sembrano testimoniare una maggiore diffusività, in particolare per la variante inglese, ma anche le altre richiedono attenzione. Si tratta di dati ancora preliminari e sono in corso i necessari approfondimenti; ovviamente siamo tutti allertati e seguiamo con attenzione l’evoluzione della pandemia».


Qual è l’appello che si sente di lanciare ai marchigiani? 
«Resta forte l’appello ai cittadini a rispettare tutte le norme di sicurezza, evitando spostamenti non necessari, indossando le mascherine e mantenendo le distanze di sicurezza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA