Saltamartini: «Se cresce il rischio inevitabili le restrizioni. Un milione di prime dosi a fine mese: caccia ai 300mila che mancano»

Saltamartini: «Se cresce il rischio inevitabili le restrizioni. Un milione di prime dosi a fine mese: caccia ai 300mila che mancano»
Saltamartini: «Se cresce il rischio inevitabili le restrizioni. Un milione di prime dosi a fine mese: caccia ai 300mila che mancano»
di Stefano Rispoli
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Sabato 17 Luglio 2021, 02:55 - Ultimo aggiornamento: 15:02

ANCONA - Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità: l’Italia è divisa sull’introduzione del green pass alla francese per accedere a ristoranti, bar, locali pubblici e mezzi di trasporto a lunga percorrenza. Qual è la sua posizione?

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«Si tratta di un tema su cui la Regione non ha competenza. Tuttavia, la mia opinione personale è che solo se il numero di vaccinati resterà basso rispetto alle esigenze di immunizzazione della popolazione, si andrà incontro a restrizioni per chi non ha aderito alla profilassi. Per martedì prossimo è convocata una cabina di regia del Governo. Si tratta di un’operazione piuttosto complessa perché qui si contrappongono due diritti, garantiti dalla Costituzione: la libertà di circolazione e la salute pubblica. Credo che il buon senso porterà ad introdurre il green pass solo quando ci sarà un pericolo concreto di tornare a un autunno come quello del 2020. Al momento nessuno scienziato può prevederlo». 
Il ventilato rischio che le Marche possano tornare in zona gialla esiste o, come ha assicurato il governatore Acquaroli, è lontano?
«I numeri dicono che siamo molto al di sotto del rischio di una zona gialla. Ogni giorno monitoriamo la diffusione della variante Delta che tra qualche settimana sarà predominante in tutta Italia, non solo nelle Marche. Il tema sollevato al Governo è questo: l’eventuale passaggio alle zone di limitazione, quindi gialla, arancione e rossa, non dovrà più prendere in considerazione il numero di contagiati, molti dei quali sono asintomatici, ma soltanto il numero di pazienti ricoverati nelle terapie intensive dei vari ospedali». 
A che punto è la campagna di profilassi nella nostra regione? 
«A fine mese toccheremo quota un milione di persone vaccinate. Circa l’86% degli ultraottantenni hanno aderito alla profilassi: parliamo della fascia d’età più a rischio. Con i medici di famiglia stiamo sollecitando la ricerca delle persone che non si sono vaccinate per capire se sia stata una libera scelta o abbiano avuto problemi di mobilità o di collegamento con il sistema sanitario regionale. Da agosto puntiamo a recuperare i circa 300mila marchigiani che non si sono ancora prenotati. C’è da chiedersi: possono essere incubatori di eventuali varianti resistenti al vaccino? Possono costituire un ostacolo alla cura degli altri pazienti, qualora dovessero ammalarsi e ingolfare le terapie intensive? L’altro punto è l’obbligatorietà del vaccino per il personale sanitario: c’è già una carenza elevata di anestesisti e internisti, non vorremmo che la mancata vaccinazione dei sanitari possa comportare problemi nelle sale operatorie». 
La Giunta ha avviato il percorso di modifica del piano socio sanitario e della legge del 2020 per la revisione della rete ospedaliera: qual è l’obiettivo? 
«Si tratta di modifiche leggerissime riguardanti tre norme che prevedevano un ospedale unico a Pesaro-Fano, uno a Macerata e uno ad Ascoli Piceno. Toccheremo subito l’edilizia ospedaliera per dare attuazione al programma politico premiato dai nostri elettori: andremo a costruire un ospedale nuovo a Pesaro e uno a Macerata. Quanto a San Benedetto, puntiamo a fissare un finanziamento per verificare se è più rispondente ai bisogno collettivi la creazione di un nuovo ospedale o la ristrutturazione di quello esistente». 

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